domenica 27 aprile 2008

Il conflitto in Uganda

PARTI IN CONFLITTO
1986-Oggi: nel nord del Paese i guerriglieri dell'Esercito di Resistenza del Signore (Lra), capeggiati dal fondamentalista cristiano Joseph Kony e negli anni scorso appoggiati dal Sudan, combattono una ventennale guerra civile contro il governo ugandese.
VITTIME
Si calcola che oltre 20 mila persone siano rimaste uccise in 20 anni di conflitto. Si calcola inoltre che siano 25 mila i bambini forzatamente arruolati da parte dei guerriglieri dell’Lra, mentre i profughi nell’area sono oltre 1.700.000.

RISORSE CONTESE
Non sono chiare le ragioni che hanno spinto la formazione di Joseph Kony a prendere le armi. Il Lra sostiene infatti di combattere per assicurare maggiori diritti alla popolazione Acholi, che abita i distretti settentrionali del paese, ma finora le peggiori atrocità compiute dai ribelli hanno avuto come bersaglio proprio gli Acholi.

FORNITURE ARMAMENTI
Il governo riceve armi da Stati Uniti, Sudafrica, Cina, Russia, Bulgaria, Polonia; i guerriglieri dell'Lra (fino al 2005) dal Sudan.
SITUAZIONE ATTUALE
I ribelli compiono continue scorribande nei villaggi, bruciando case, massacrando civili e sequestrando bambini, che diventano a loro volta miliziani coatti. Le offensive condotte dall'esercito tra la fine del 2004 e il 2005 e l'arresto di alcuni dei più importanti capi ribelli hanno però indebolito notevolmente l'Lra. Inoltre, la pace siglata in Sudan tra governo centrale e guerriglieri del Spla (Sudan People's Liberation Army) ha portato le autorità di Khartoum a interrompere le forniture e il sostegno ai ribelli ugandesi. Il momento difficile che vive il Lra è testimoniato anche dalla riduzione dei raid contro i civili. Si stima che i ribelli possano contare al momento su poche centinaia di uomini, 300 dei quali sono sconfinati in Congo nell'ottobre 2005 per sfuggire agli attacchi dell'esercito ugandese.
Le trattative di pace sono riprese a luglio 2006, in conseguenza degli sforzi di mediazione sudanesi. Il governo ugandese ha offerto un'amnistia al leader ribelle Joseph Kony per favorire il raggiungimento di un accordo, ma al momento Kony non sembra intenzionato a recarsi a Juba, nel Sudan meridionale, per incontrare la delegazione governativa. A complicare le trattative ci sono anche i mandati di cattura spiccati dalla Corte Penale Internazionale dell'Aja contro quattro alti ufficiali dei ribelli, Kony compreso. Il Lra chiede che i procedimenti giudiziari vengano bloccati, ma il governo ugandese non ha l'autorità per garantirlo. In queste condizioni non è chiaro se le trattative avranno un esito positivo, anche perché in passato i ribelli hanno più volte sfruttato le tregue per rinserrare i ranghi e riprendere con maggior vigore la lotta armata.

giovedì 24 aprile 2008

Waterboarding, video denuncia in Rete

L'acqua che scende dall'alto è limpida. Un fiotto compatto. Inesorabile. Entra nella gola, stimola la faringe e il prigioniero ha la netta sensazione di annegare. A questo punto, non gli resta che implorare pietà. «Il terrore di morire - spiegano gli esperti - porta quasi immediatamente a chiedere che il trattamento abbia termine». Si chiama «waterboarding» (o annegamento simulato) ed è una delle tecniche più dure utilizzate negli interrogatori contro i presunti terroristi di Al Qaeda. Adesso, «quello che la Cia non vuol far vedere», è sul web: un video choc realizzato da Amnesty International che racconta in pochi secondi quello che accade in certe prigioni americane.Nei giorni scorsi George W. Bush ha ammesso di essere a conoscenza dell' utilizzo di queste pratiche . «Lo abbiamo fatto per proteggere il popolo americano» ha spiegato il presidente Usa. Ma le sue affermazioni hanno provocato una serie di reazioni e di polemiche. Tra queste, la dura presa di posizione di Amnesty. Per sensibilizzare l'opinione pubblica, e soprattutto l'amministrazione Usa, l'organizzazione internazionale ha pubblicato su internet una serie di video nell'ambito della campagna «Unsuscribe-me» contro le violazioni dei diritti umani nella «guerra al terrore». L'ultimo è quello sul «waterboarding». «La minaccia del terrorismo è reale -si legge sul sito internet dell'iniziativa - ma calpestare i diritti umani e abbandonare i nostri valori non è la risposta giusta». Malcom Nance, che a lungo ha insegnato agli uomini della sicurezza americana a resistere agli interrogatori in cui veniva usato il «waterboarding», chiede la fine immediata di questa pratica. «Mi vergogno per il fatto che il presidente Bush abbia autorizzato il suo uso e abbia così gettato nel fango la reputazione degli Stati Uniti», ha dichiarato. Il presidente statunitense è stato molto criticato anche per aver respinto una proposta parlamentare finalizzata a mettere fuori legge questo tipo di interrogatorio. «Il nostro film mostra ciò che la Cia non vuol far vedere - spiega Kate Allen, direttrice di Amnesty International in Gran Bretagna - vale a dire la disgustosa realtà degli annegamenti simulati».

martedì 22 aprile 2008

Earth Day, uniti per salvare la Terra

Oggi si festeggia la Giornata Mondiale della Terra, Earth Day, la ricorrenza fu suggerita per la prima volta dal giornalista americano John McConnel e, nel 1970 Gerald Ford, allora membro della Camera dei Deputati proclamò la Giornata della Terra, come una festività. Giunta alla sua 38ma edizione sarà celebrata in 174 paesi del mondo e quest’anno l’iniziativa si svolgerà con particolare attenzione alla componente ambientale, perché a preoccupare sono il 70% circa dei grandi ghiacciai che si stanno sciogliendo, l’innalzamento di oltre un metro del livello dei mari previsto dagli scienziati dell’Intergovernemental Panel on Climate Ch’ange (IPCC), l’incremento delle precipitazioni nell’emisfero Nord e l’aumento della siccità nei paesi del sud del mondo. Per non parlare delle risorse alimentari oggi già compromesse da politiche che favoriscono la coltivazione di biocombustibili che rubano terra al grano e al riso. Per usare le parole di Barry Commoner, la Giornata Mondiale della Terra è, in qualche modo, il giorno in cui l’uomo fa pace con il pianeta su cui vive.In Italia, per l’occasione, Wwf e Greenpeace hanno lanciato uno spot prodotto da Mediaset, dal titolo «Concentra l’energia in gesti intelligenti», in onda a partire da oggi e fino a sabato 26 aprile. Lo spot mostra come, attraverso semplici abitudini quotidiane, si possa ridurre il consumo globale delle risorse, mettendo in particolare rilievo i piccoli gesti domestici che possono fare la differenza: spegnere la luce quando si esce da una stanza; non lasciare rubinetti aperti; preferire la doccia al bagno per risparmiare fino a 100 litri d’acqua; non bollire l’acqua più del necessario; non lasciare elettrodomestici in stand-by; preferire lavaggi a pieno carico.

sabato 19 aprile 2008

Non usa Internet il 40% degli europei

Sebbene ospiti alcuni dei paesi in cui la diffusione di internet è maggiore, ossia Olanda, Danimarca e Finlandia, l'Europa ha ancora il 40% dei suoi cittadini che non usa la rete. È quanto ha reso noto oggi la Commissione europea, spiegando che 250 milioni di cittadini usano internet e che l'80% dispone di una connessione a banda larga. L'Italia è tra i paesi con la percentuale di utenti regolari più bassa, ossia circa il 32%, dopo la Grecia, che ha il 28%, e prima di Cipro, che ha il 35%. Tuttavia l'utilizzo della banda larga nelle scuole è appena inferiore al 79% e comunque superiore alla media europea. L'uso della banda larga da parte dei medici di base è al di sotto del 50%, appena in linea con la media, mentre resta al di sotto della media la penetrazione della banda larga, al 17% circa, contro il 20% Ue. «È particolarmente positivo che il 77% delle imprese europee, il 67% delle scuole e il 48% dei medici possano avvalersi di connessioni di ultima generazione», ha commentato il commissario europeo per i Media e la Società dell'informazione, Viviane Reding, aggiungendo: «Tuttavia, alcune parti dell'Ue sono ancora indietro e non sono pienamente connesse. Tutti i paesi dell'Unione devono quindi lavorare per di più per colmare i divari, per migliorare la comunicazione transfrontaliera e per raggiungere le zone rurali e remote».

venerdì 18 aprile 2008

Generazione alcol, cresce il consumo fra i giovanissimi e non solo

È una vera e propria "generazione alcol" quella che sta crescendo nel nostro paese, costituita da adolescenti, anche giovanissimi, che già tra i 13 e i 15 anni cercano lo sballo del sabato sera, consumando dai due ai quattro drink in discoteca. Il bicchiere è diventato uno strumento di socializzazione, cui i giovani rinuncerebbero solo per un grosso premio o la partecipazione a un reality show in tv. Ma l’eccesso di alcol sta crescendo in maniera preoccupante anche nella terza età e nelle donne con alto grado di istruzione. A scattare la fotografia sono due rapporti presentati dall’Istituto superiore di sanità e dall’Istat, in occasione dell’Alcol prevention day. Dalla ricerca effettuata dall’Iss nelle discoteche attraverso il progetto "Il Pilota", emerge che il 74% dei giovani e il 67% dei 13-15 enni, dunque al di sotto dell’età legale, eccede nel bere, consumando frequentemente da due a quattro drink in una serata. Generalmente si beve il sabato sera, anche se non non manca chi lo fa durante la settimana. La media è di 4 bicchieri a serata, tra breezer, birra e superalcolici per i maschi, e di tre bicchieri per le ragazze. In particolare il 35,7% dei giovani consuma 1-2 bicchieri, il 27,8% da 3 a 5 bicchieri, e il 20% più di 6 bicchieri. Il picco di prevalenza dei consumatori a rischio si verifica tra i 19 e i 24 anni, per poi diminuire dopo i 25 anni in entrambi i sessi. Non sono certo il senso di responsabilità o la paura dei controlli della polizia che possono convincere i ragazzi che frequentano le discoteche a non bere per l’intera serata. Le motivazioni indicate dai ragazzi e raccolte dal rapporto dell’Iss sono ben più sorprendenti. Il 74% ha indicato infatti un premio importante per chi rimane astemio, il 70% la partecipazione a un programma televisivo o a un reality show, il 58% la responsabilità di portare a casa gli amici, il 44% la pressione del partner e degli amici, il 31% il divieto di servire alcolici all’interno dei locali notturni, il 23% i controlli della polizia, il 18% niente e il 14% una campagna pubblicitaria. L’abuso di alcol aumenta anche tra gli anziani: più di 3 milioni di over 65enni sono a rischio per questo motivo, in particolare gli uomini (52,8%) rispetto alle donne (17,5%). Il progetto Iprea, condotto dall’Istituto superiore di sanità (Iss) in 12 regioni italiane, ha rilevato la presenza di alcuni fattori che predispongono a bere di più, diversi per sesso. Negli uomini il rischio è maggiore tra coloro che dicono di sentirsi bene, i fumatori, chi ha svolto un lavoro manuale, chi è obeso e chi vive nelle regioni del nord. Nelle donne, invece, ad aumentare il rischio è soprattutto la convivenza con il coniuge, di cui si assumono le abitudini. Più sono istruite, e più bevono. È quello che succede tra le donne, dove con l’aumentare del titolo di studio, aumenta la tendenza al consumo di alcol. Tra le laureate le consumatrici sono il 73,7%, contro il 43% di quelle con al massimo la licenza elementare. È quanto emerge dal rapporto presentato dall’Istat. I maggiori consumatori rimangono comunque gli uomini (81%) rispetto alle donne (56,3%).
Articolo tratto da "La stampa"

Sì alle iniezioni letali negli Usa, le esecuzioni possono riprendere

La Corte suprema degli Stati Uniti a grandissima maggioranza ha confermato l'uso delle iniezioni letali per le esecuzioni, bocciando il ricorso contro il cocktail di tre farmaci utilizzato nella maggior parte delle esecuzioni negli ultimi 30 anni. La decisione è stata presa con sette voti a favore e due contrari e permette la ripresa delle esecuzioni capitali negli Usa sospese in attesa della sentenza. La Corte ha respinto il ricorso inoltrato da due condannati a morte del Kentucky, secondo i quali il cocktail utilizzato nelle esecuzioni sarebbe contrario alla Costituzione, che proibisce qualsiasi punizione "inusuale e crudele" per i detenuti. Da sei mesi negli Stati Uniti non si eseguono condanne a morte. E' la sospensione più lunga dal 1982 ed è, inoltre, coincisa con la moratoria universale sulla pena di morte approvata a dicembre dall'Assemblea generale dell'Onu, anche se gli Usa hanno già fatto sapere che non vi si atterranno. L'ultima esecuzione risale al 25 settembre quando un cocktail di veleni fu iniettato nel braccio di Michael Richard, 48 anni, condannato in Texas per aver stuprato e assassinato una giovane donna. Alcune ore prima dell'esecuzione la Corte suprema federale aveva annunciato di voler esaminare la legalità del metodo. I nove giudici di Washington hanno accettato di valutare la richiesta di due detenuti del Kentucky e stabilire esplicitamente se le iniezioni violano o meno la Costituzione. Il mix di veleni somministrato al condannato è formato da tre componenti: un barbiturico che rende il prigioniero incosciente, una sostanza che rilassa i muscoli e paralizza il diaframma, un'ultima che provoca l'arresto cardiaco. L'apparente serenità con cui muore il condannato è stata messa in dubbio da alcuni studi e da casi di detenuti che sono morti in ritardo e in preda ad atroci sofferenze. E' stato questo il caso di Angel Nieves Diaz, al quale nel dicembre 2006, in Florida, sono state somministrate due dosi letali perché la prima iniezione aveva mancato la vena e trapassato i tessuti. Diaz ci ha messo 34 minuti a morire. L'incidente ha avuto un'eco enorme in tutto il mondo fino a indurre la Florida a sospendere le esecuzioni. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha una maggioranza di giudici cattolici, cinque su un totale di nove. Il verdetto, atteso entro giugno, è stato reso pubblico proprio mentre il Papa era alla Casa Bianca, a pochi isolati dal palazzo che ospita il Tribunale dei tribunali Usa. Nuovamente un passo indietro per la dignità umana.

giovedì 17 aprile 2008

Co2, la Cina supera gli Stati Uniti

La Cina ha superato gli Stati Uniti come Paese che produce più emissioni inquinanti nel mondo: la notizia arriva dalla California, dove alcuni ricercatori hanno rilevato che il sorpasso degli Usa da parte del colosso cinese, che gli esperti prevedevano per il 2020 - è già avvenuto nel 2006. Lo studio, realizzato dai professori di economia Maximilian Aufhammer (Università di Berkeley) e Richard Carson (Università di San Diego), sarà pubblicato il mese prossimo. I ricercatori, monitorando l'uso dei combustibili fossili nelle diverse province cinesi, hanno calcolato un aumento dell'11% delle emissioni di Co2 dal 2004 al 2010, contro le precedenti previsioni che stimavano una crescita tra il 2,5 e il 5%.La previsione californiana è che entro il 2010 «ci sarà un aumento di 600 milioni di tonnellate di emissioni di Co2 in Cina, rispetto ai livelli del 2000». Uno scenario che, secondo i ricercatori «vanificherà la riduzione di 116 milioni di tonnellate di emissioni garantita da tutti i Paesi industrializzati che hanno rispettato il Protocollo di Kyoto».I risultati della ricerca, ha commentato Aufhammer, «vanno oltre le nostre peggiori previsioni e dimostrano che l'obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti si fa sempre più difficile da raggiungere».

mercoledì 16 aprile 2008

Risultati elezioni 2008

Senato
IL POPOLO DELLA LIBERTA 38,17%
LEGA NORD 8,96%
MOVIMENTO PER L’AUTONOMIA ALL.PER IL SUD 1,08%

PARTITO DEMOCRATICO 33,7%
DI PIETRO ITALIA DEI VALORI 4,32%
UNIONE DI CENTRO 5,69%

LA SINISTRA L’ARCOBALENO 3,21%

LA DESTRA - FIAMMA TRICOLORE 2,1%

PARTITO SOCIALISTA 0,87%
Camera
IL POPOLO DELLA LIBERTA 37,39%
LEGA NORD 8,3%
MOVIMENTO PER L’AUTONOMIA ALL.PER IL SUD 1,13%

PARTITO DEMOCRATICO 33,17%
DI PIETRO ITALIA DEI VALORI 4,7%

UNIONE DI CENTRO 5,62%

lunedì 14 aprile 2008

Proiezioni Senato, voti in percentuale

PDL 38,9
LEGA 6,5
MPA 1,0
Totale 46,4

PD 32,8
IDV 5,1
Totale 37,9

LA DESTRA-F.T. 2,4
UD CONSUMATORI 0,4
SINISTRA CRITICA 0,4
PARTITO SOCIALISTA 0,7
SINISTRA ARCOBALENO 4,7
UDC 5,7
PCL 0,3
FORZA NUOVA 0,3

Commento
Si allarga ulteriormente al Senato la forbice tra la coalizione di centrodestra e quella di centrosinistra nella terza proiezione consortium sul 62% del campione. Pdl-Lega-Mpa si attestano al 46,4% mentre Pd-Idv al 37,9 per cento. Nel dettaglio il Pdl è dato al 38,9%, la Lega al 6,5%, l’Mpa all’1 per cento. Il Pd arriva al 32,8%, l’Idv al 5,1 per cento. L’Udc è data al 5,7%, la Sinistra l’Arcobaleno al 4,7 per cento. Se le previsioni degli exit poll sulla Camera risultassero confermate dai dati reali, il Partito democratico, con il 33-37% di consensi, risulterebbe il partito più votato in Italia, premiando così il progetto innovativo messo in campo da Walter Veltroni. Ottimo anche il risultato della Lega Nord, accreditata a livello nazionale di un 6-8 per cento di consensi. Sempre secondo gli exit poll elaborati da Consortium per la Rai, al Popolo della Libertà andrebbe il 32-36% di consensi, alla Sinistra Arcobaleno e all’Unione di Centro il 4-6%, alla Destra il 2-4%.

Benzina verde: si può ottenere dagli alberi

È una vera e propria "benzina verde" quella realizzata dai ricercatori dell'università del Massachussets-Ahmerst: secondo lo studio presentato sulla rivista Chemistry & Sustainability, Energy & Materials, è possibile infatti ottenere del vero e proprio carburante (e non del semplice etanolo) a partire da biomasse sostenibili come residui del taglio degli alberi o altri materiali di scarto. Il processo sviluppato dai ricercatori consiste nello scaldare il legno velocemente in presenza di un catalizzatore, raffreddandolo altrettanto rapidamente. Da questo processo, che dura due minuti, si ottiene un liquido che contiene toluene e naftalene, che da soli sono un quarto dei componenti della benzina. Ulteriori reazioni già studiate permettono di ottenere anche tutti gli altri componenti. La lavorazione richiede meno energia di quella per produrre etanolo ed è quindi più sostenibile dal punto di vista ambientale. Se si utilizzassero fonti di cellulosa come i residui dell'agricoltura, gli scarti di lavorazione o cose del genere si supererebbero anche molti dei problemi che ci sono oggi con i biocarburanti tradizionali.

domenica 13 aprile 2008

Berlusconi : odore di santità?

L'unico odore che si sente da qua è odore di mafia e di demenza...

Bush e le «torture»: sapevo tutto

George Bush sapeva che i suoi principali collaboratori discussero nei dettagli e approvarono l’uso della tortura negli interrogatori contro i presunti terroristi di Al Qaeda. Il presidente americano autorizzò gli incontri, che andarono avanti per molti mesi mentre la Cia preparava il programma delle cosiddette «tecniche avanzate», che includeva il waterboarding (dove il sospetto ha la sensazione di annegare) e altri metodi come la privazione del sonno e schiaffeggiamenti a mano aperta. E’ la prima volta che George Bush fa un’esplicita ammissione in proposito. «Lo abbiamo fatto per proteggere il popolo americano. Sapevo che il mio team per la sicurezza discuteva di questo e ho approvato», ha detto il presidente in un’intervista alla rete televisiva Abc dal suo ranch di Crawford, in Texas. L’intervista di Bush è stata immediatamente seguita dalle dichiarazioni di un ex agente dei servizi all’Associated Press, sul coinvolgimento diretto dei vertici della Casa Bianca nell’autorizzazione dell’uso del waterboarding e delle altre tecniche coercitive, che però l’Amministrazione Bush si è sempre rifiutata di definire torture, nonostante la dottrina giuridica internazionale non abbia dubbi in proposito.

Poesie di Baudelaire

CORRISPONDENZE
La Natura è un tempio ove pilastri viventi lasciano
sfuggire a tratti confuse parole; l'uomo vi attraversa
foreste di simboli, che l'osservano con sguardi
familiari.
Come lunghi echi che da lungi si confondono in una
tenebrosa e profonda unità, vasta come la notte e il
chiarore del giorno, profumi, colori e suoni
si rispondono.
Vi sono profumi freschi come carni di bimbo, dolci
come òboi, verdi come prati - altri, corrotti, ricchi e
trionfanti,
che posseggono il respiro delle cose infinite: come
l'ambra, il muschio, il benzoino e l'incenso; e
cantano i moti dell'anima e dei sensi.

sabato 12 aprile 2008

Boom di traffici di cocaina in Europa

Il traffico di cocaina cambia rotta e destinazione, e dagli Stati Uniti "mecca" dei consumi degli anni '90 si trasferisce in Europa. E' qui che nell'ultimo anno i traffici sono aumentati del 30% grazie anche alla complicità del Venezuela, che vede nel mercato europeo una ghiotta occasione per fare profitti, anche a causa dell'apprezzamento dell'euro. Nel 2000 Caracas ha trasferito in Europa, via Africa, 21,8 tonnellate di polverina, e da qui le cifre hanno iniziato a salire. Le 43 tonnellate registrate nel 2006 sono diventate 58,1 nel 2007: una forbice «preoccupante» ha commentato John Walters, coordinatore americano per la lotta alla droga in visita a Bruxelles per mettere in guardia i vertici comunitari. Le cause del cambiamento sono molteplici, ha spiegato Walters, e una di queste è il galoppante apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro, che rende il mercato europeo più redditizio agli occhi dei trafficanti sudamericani, che trovano interessante anche il cambio della valuta. La seconda ragione è poi la maggiore presenza delle Farcas colombiane in Venezuela: «sono ormai delle pure organizzazioni di traffico di droga» ha spiegato il numero uno dell'ufficio della politica nazionale Usa del controllo delle droghe. «Siamo molto preoccupati», ha spiegato, anche perché l'Europa sembra essere un mercato in pieno sviluppo.

venerdì 11 aprile 2008

Led Zeppelin - Stairway to Heaven

Una delle più belle canzoni dei Led Zeppelin.Chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare da questa fantastica melodia...

In Sicilia rischio di desertificazione per il 70% del territorio

Metà della Sicilia potrebbe diventare un deserto: il 43,22% del territorio dell’Isola presenta infatti un rischio «molto elevato» di desertificazione, il 30,79% è a rischio elevato, e solo lo 0,25% mostra un rischio basso. Le zone più sensibili sono quelle interne e in particolare Enna, Caltanissetta e Trapani. I dati sono stati diffusi durante un seminario a Palermo nella sede di Confindustria Sicilia nell’ambito di «Priamo», progetto comunitario che punta sulla maggiore conoscenza delle criticità geologiche del territorio siciliano. Fra le causa naturali ci sono le caratteristiche geologiche e podologiche della Sicilia, la copertura vegetale, i cambiamenti climatici e gli eventi estremi come la siccità e le alluvioni. A questo si potrebbe porre rimedio se l’attività antropica fosse finalizzata a ridurre questi fenomeni. Purtroppo, invece, ad aumentare il rischio di desertificazione di una parte così ampia dell’isola (complessivamente si parla di oltre il 70% della Sicilia), c’è proprio l’intervento dell’uomo: la deforestazione, l’abbandono delle aree marginali e la concentrazione delle attività produttive nelle zone costiere, gli incendi, l’errato utilizzo delle risorse idriche, la salinizzazione e l’utilizzo di pratiche agricole non sostenibili o un uso massiccio di fertilizzanti.

Eurispes: più morti negli incidenti sul lavoro che nella Guerra del Golfo

La piaga degli incidenti sul lavoro in Italia ha causato più morti della seconda Guerra del Golfo. Lo studio dell'Eurispes «Infortuni sul lavoro: peggio di una guerra», ha calcolato come dall'aprile 2003 all'aprile 2007 i militari della coalizione che hanno perso la vita sono stati 3.520, mentre, dal 2003 al 2006, nel nostro Paese i morti sul lavoro sono stati ben 5.252. Un incidente ogni 15 lavoratori, un morto ogni 8.100 addetti: queste le cifre del fenomeno secondo l'Eurispes. Infortuni che costano ogni anno alla comunità 50 miliardi di euro. Elaborando i dati Inail, l'Eurispes ha messo in evidenza che ogni anno dal Nord al Sud muoiono in media 1.376 persone per infortuni sul lavoro. L'edilizia si conferma come settore ad alto rischio, visto che poco meno del 70% dei lavoratori (circa 850) perdono la vita per cadute dall'alto di impalcature. Fra le cause seguono il ribaltamento del trattore in agricoltura e gli incidenti stradali nel trasporto merci per le eccessive ore trascorse alla guida. L'età media di chi perde la vita sul lavoro è di circa 37 anni. Ogni incidente, dunque, visto che la vita media è di 79,12 anni, comporta una perdita di vita pari a 42 anni. In pericolo più gli uomini delle donne: le donne infortunate sono in media il 25,75% e i decessi si attestano su un valore medio del 7,7 per cento. La percentuale media delle denunce per infortunio tra i lavoratori immigrati è dell'11,71%, mentre quella dei decessi è del 12,03%: una sostanziale uguaglianza anomala, dato che per i lavoratori italiani la percentuale degli incidenti è di gran lunga superiore a quella dei morti. La provincia con il maggiore tasso di incidenti (anno 2005) è Taranto (11,33), seguita da Gorizia e Ragusa. La Regione con più incidenti mortali in assoluto (anno 2003) è invece la Lombardia, seguita dall'Emilia Romagna.

mercoledì 9 aprile 2008

Aria di cambiamenti

Con l'arrivo della nuova stagione ho deciso di rinnova il look del mio blog, cercando di migliorarlo ancora di più.Naturalmente le tematiche trattate e le questioni poste alla vostra attenzione saranno sempre le stesse, cambierà solamente l'impatto visivo.Mi auguro che questa innovazione sia da voi gradita...Spero che continuerete a seguirmi in molti,come fino ad ora avete fatto, naturalmente cercherò come sempre di fornirvi interessanti notizie e spunti di riflessione, perché il mondo continua a girare e noi ne dobbiamo tenere il passo!

La lista nera

Questa settimana, in tutti i Paesi in guerra, sono morte almeno 1232 persone.

Iraq
Questa settimana sono morte almeno 800 persone Dall'inizio dell'anno i morti sono almeno 4364

Israele e Palestina
Questa settimana sono morte almeno 6 persone Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 247

Sri Lanka
Questa settimana sono morte almeno 182 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 2.536
Afghanistan
Questa settimana sono morte almeno 74 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 973
India Nordest
Questa settimana sono morte almeno 13 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 238
Pakistan talebani
Questa settimana sono morte almeno 16 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 1.040
India-Kashmir
Questa settimana sono morte almeno 9 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 131
Nord Caucaso
Questa settimana sono morte almeno 7 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 131
Thailandia del Sud
Questa settimana sono morte almeno 9 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 112
Nepal
Questa settimana sono morte almeno 4 persone
dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 24
India Naxaliti
Questa settimana sono morte almeno 15 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 186
Pakistan Balucistan
Questa settimana sono morte almeno 8 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 39
Nigeria
Questa settimana sono morte 9 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 18
Somalia
Questa settimana sono morte 18 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 255
Sudan (Darfur)
Questa settimana sono morte 20 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 347
Niger
Questa settimana sono morte 15 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 23
Turchia
Questa settimana sono morte 19 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 135
Colombia
Questa settimana è morta almeno 1 persona
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 60

Dati forniti da peace reporter.

Il conflitto in Birmania

PARTI IN CONFLITTO
1948-OGGI: il conflitto vede il governo militare del paese contro diversi movimenti armati separatisti: tra questi quelli che combattono attivamente sono l’Unione Nazionale Karen (KNU), l’Esercito dello Stato di Shan (SSA) e il Partito Progressista Nazionale Karenni (KNPP). Differentemente hanno firmato un cessate il fuoco col governo l’Organizzazione per l’Indipendenza Kachin (KIO), l’Esercito di Stato Unito Wa (UWSA), l’Alleanza Nazionale Democratica del Myanmar e la Lega Nazionale per la Democrazia (NDL). Le minoranze etniche nel Myanmar sono oltre 35. Il paese è guidato dal 1948, anno dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, da una giunta militare che reprime le libertà fondamentali della popolazione e deporta i civili di origine diversa da quella birmana.

VITTIME
Il divieto d’accesso nelle zone di conflitto, note anche come “black area”, rende impossibile determinare con certezza il numero delle vittime. Si stima, comunque, che siano almeno 30 mila i morti tra la sola popolazione Karen dall’inizio del conflitto.

RISORSE CONTESE
Il Myanmar è il secondo produttore di oppio al mondo dopo l’Afghanistan, con più di 60 mila ettari di piantagioni di papavero.

FORNITURA ARMAMENTI
La Cina, insieme a Singapore, ha venduto armi al regime militare al governo, ma negli ultimi anni ha iniziato a temere le connessioni tra i cartelli criminali birmani e le mafie cinesi. Negli ultimi mesi i signori della guerra e della droga avrebbero ripiegato aprendo una rete clandestina di trasporto d’armi dalla Russia e dall’Europa Orientale. Il governo militare accusa la Thailandia di sostenere i gruppi ribelli. Tutte le parti in lotta si finanziano con i proventi della vendita di eroina.

martedì 8 aprile 2008

La piaga della guerra

Oggi si spara, e si muore, in Palestina, Iraq, Afghanistan, Kurdistan, Cecenia, Georgia, Algeria, Ciad, Darfur, Costa d’Avorio, Nigeria, Somalia, Uganda, Burundi, Congo (R.D.), Angola, Pakistan, Kashmir, India, Sri Lanka, Nepal, Birmania, Indonesia, Filippine, Colombia. E non solo. Questi conflitti sono costati la vita, finora, a più di cinque milioni e mezzo di persone. Se si aggiungono le guerre conclusesi negli ultimi cinque anni (Sierra Leone, Liberia, Sud Sudan, Congo Brazzaville, Eritrea-Etiopia, Casamance) il bilancio delle vittime sale a sette milioni e settecentomila morti.

Il mondo in guerra

Nel mondo sono in corso 27 conflitti. Il quadro della situazione all'inizio del 2008
Medio Oriente
1. Iraq 125.000 morti dal 2003
2. Israele-Palestina 6.000 morti dal 2000
3. Turchia (Kurdistan) 40.600 morti dal 1984

Asia
4. Afghanistan 32.000 morti dal 2001
5. Pakistan (Waziristan) 6.300 dal 2004
6. Pakistan (Balucistan) 1.000 morti dal 2004
7. Sri Lanka 72.000 morti dal 1983
8. India (Kashmir) 65.000 morti dal 1989
9. India (Naxaliti) 6.600 morti dal 1980
10. India (Nordest) 51.000 morti dal 1979
11. Birmania (Karen) 30.000 morti dal 1948
12. Thailandia 2.800 morti dal 2004
13. Filippine (Mindanao) 70.200 morti dal 1984
14. Filippine (Npa) 40.200 morti dal 1969

Africa

15. Algeria 150.300 morti dal 1992
16. Sudan (Darfur) 300.000 morti dal 2003
17. Ciad 2.000 morti dal 2005
19. Rep.Centrafricana 2.000 morti dal 2003
20. Nigeria 14.300 morti dal 1994
21. R.D.Congo (Kivu) 3.000 morti dal 2004
22. Uganda 100.000 morti dal 1987
23. Kenya 1.000 morti dal 2007
24. Somalia 6.000 morti dal 2006
25. Etiopia (Ogaden) 4.000 morti dal 1994

Europa
26. Russia (Cecenia) 240 mila morti dal 1994

America Latina
27. Colombia 300.000 morti dal 1964
Per altre informazioni visitare il sito:http://www.peacereporter.net/

lunedì 7 aprile 2008

Giornata internazionale sulla consapevolezza contro le mine anti uomo

In occasione della prima Giornata internazionale sulla consapevolezza dei pericoli e sulle attività d'assistenza contro le mine, l'Unicef ha dichiarato che sarebbe possibile liberare il mondo da mine e altri residuati bellici esplosivi nel giro di pochi anni, piuttosto che nell'arco di decenni, salvando migliaia di bambini da gravissime ferite e dalla morte. In oltre 80 paesi, molti dei quali non più in guerra, residuati bellici esplosivi, tra cui mine e ordigni inesplosi, costituiscono una grave minaccia per i bambini e per le loro comunità. Ogni anno, almeno il 20 percento delle 15-20 mila persone circa che rimangono uccise o invalide è costituito da bambini. Tuttavia, l'Unicef sottolinea che progressi recenti fanno sperare che la minaccia degli ordigni esplosivi possa essere eliminata prima del previsto. Grazie al sostegno crescente di Governi e Organizzazioni non governative (Ong) nell'attività di sminamento, distruzione delle mine ed educazione delle comunità sui pericoli che ne derivano, il numero di nuove vittime è diminuito nel corso degli ultimi dieci anni. Per l'Unicef il sostegno dei donatori e dell'opinione pubblica è vitale per queste attività. Le mine sono studiate per rendere invalidi, paralizzare o uccidere le persone che si muovono a piedi o con mezzi di trasporto. Altri residuati bellici a potenziale esplosivo includono gli ordigni inesplosi - armi quali granate e bombe a grappolo non esplose all'impatto, ma che possono ancora detonare - e quelle abbandonate dai combattenti in zone abitate da civili. Queste armi sopravvivono alle guerre durante cui erano state disseminate, rappresentando gravi rischi per la popolazione civile, e in modo particolare per i bambini, che, ignari dei pericoli, spesso commettono l'errore fatale di giocare con oggetti non familiari. I bambini affrontano la minaccia quotidiana di esplosioni in ogni regione del mondo. Quasi la metà dei villaggi della Cambogia sono infestati da mine e circa un quarto di quelli del Laos da residuati bellici esplosivi. Altri paesi tra i più colpiti comprendono la Colombia, l'Afghanistan, la Bosnia e l'Erzegovina, la Federazione Russa (Cecenia), l'Iraq, il Nepal e lo Sri Lanka.
I bambini soffrono menomazioni fisiche invalidanti a causa dall'esplosione di mine, spesso perdendo le dita delle mani, dei piedi e gli arti; alcuni rimangono ciechi o sordi. Circa l'85 percento dei bambini vittime delle mine muore prima di poter ottenere cure mediche. Molti bambini rimasti invalidi perdono l'opportunità di frequentare la scuola e molti di loro non possono nemmeno permettersi le cure previste per la riabilitazione. Il persistere della minaccia delle mine riguarda intere società e contribuisce a perpetuare povertà e sottosviluppo.

sabato 5 aprile 2008

Lezioni di storia di Luca Luciani

E poi si lamentano se la Telecom va a rotoli... Ma questo qui sarebbe un top menager??? Al massimo è un cretino che ha uno stipendio di quasi un milione di euro l'anno...

martedì 1 aprile 2008

La storia del rock: parte 6

I Queen sono uno dei più importanti gruppi rock del Regno Unito, molto popolare soprattutto negli anni settanta ed ottanta. Nonostante la morte del frontman Freddie Mercury, avvenuta nel 1991, ancora oggi mantengono un grande seguito fra le nuove generazioni.
Il loro nome equivale all'appellativo inglese per Regina, un ironico riferimento alla Regina Madre. Si stima che il gruppo abbia venduto circa 300 milioni di dischi, di cui oltre 35.5 milioni nei soli Stati Uniti. Nella loro nazione d'origine, la Gran Bretagna, sono secondi solo ai Beatles in quanto a scambi di materiale collezionistico. Nel 2001 la band è stata inclusa nella Rock and Roll Hall of Fame di Cleveland, nell'Ohio, e nel 2004 nella UK Music Hall of Fame.
Il gruppo, formato da musicisti dotati di una spiccata fantasia compositiva, ha riscosso nel corso degli anni un grandissimo successo di pubblico ed ha avuto una forte influenza sulle generazioni che l'hanno seguito e sui musicisti che ad esso si sono ispirati. Ognuno dei componenti era in grado di occuparsi della parte compositiva dei brani (numerosi i pezzi scritti a più mani, come anche quelli composti dai soli membri in autonomia), ma era Freddie Mercury il personaggio più noto del gruppo, sia per via del ruolo di leader sia per le proprie straordinarie capacità vocali (con un'estensione pari a tre ottave, senza l'uso del falsetto). Tra i brani scritti da Freddie Mercury si ricordano We Are the Champions, Bohemian Rhapsody, Somebody to Love. Degli altri membri della band sono molto citati anche Radio Ga Ga di Roger Taylor, We Will Rock You e Who Wants to Live Forever di Brian May, ed Another One Bites the Dust e I Want to Break Free di John Deacon. In quasi tutti gli album pubblicati, tranne che nei primissimi, era presente almeno un brano scritto da ogni componente della band.
I Queen sono considerati dall'opinione pubblica uno dei maggiori gruppi nella storia del rock, fatto confermato anche dal grande seguito di cui ancora godono dopo la morte di Freddie Mercury, avvenuta nel 1991 a causa dell'AIDS. Tuttavia dovettero far fronte anche a forti critiche, sia da parte della stampa generalista sia di alcune voci vicine all'area cattolica (per i testi talvolta poco pudichi, ma anche per l'omosessualità di Mercury), e persino da parte di altri esponenti della scena pop/rock internazionale. Lo stesso Freddie (al secolo Farrokh Bulsara) era solito definire la propria musica semplicemente "pop all'acqua di rose", "roba da ascoltare e buttare via", rinforzando, ma ironicamente svuotando di significato molte di queste critiche. Nonostante tutto, la band ha avuto un ruolo di rilievo nella storia del rock mondiale e ha saputo far sopravvivere la propria musica nel tempo.

Al Gore, lancia un piano triennale contro i gas serra


L’ex vice presidente americano Al Gore, vincitore del premio Nobel per il suo impegno a favore della tutela dell’ambiente, lancerà un nuovo ambizioso piano triennale per la riduzione delle emissioni ad effetto serra, considerate la principale causa del surriscaldamento dell’atmosfera terrestre. La campagna si chiamerà «We» e sarà costituita da spot pubblicitari su Internet e da varie iniziative di informazione con gruppi ambientalisti. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli dell’effetto serra e chiedere al governo e al Congresso di trovare soluzioni. Il piano sarà lanciato mercoledì dalla Alliance for Climate Protection, l’associazione fondata da Gore nel 2006 per promuovere la sua causa contro il surriscaldamento globale.