Il traffico di cocaina cambia rotta e destinazione, e dagli Stati Uniti "mecca" dei consumi degli anni '90 si trasferisce in Europa. E' qui che nell'ultimo anno i traffici sono aumentati del 30% grazie anche alla complicità del Venezuela, che vede nel mercato europeo una ghiotta occasione per fare profitti, anche a causa dell'apprezzamento dell'euro. Nel 2000 Caracas ha trasferito in Europa, via Africa, 21,8 tonnellate di polverina, e da qui le cifre hanno iniziato a salire. Le 43 tonnellate registrate nel 2006 sono diventate 58,1 nel 2007: una forbice «preoccupante» ha commentato John Walters, coordinatore americano per la lotta alla droga in visita a Bruxelles per mettere in guardia i vertici comunitari. Le cause del cambiamento sono molteplici, ha spiegato Walters, e una di queste è il galoppante apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro, che rende il mercato europeo più redditizio agli occhi dei trafficanti sudamericani, che trovano interessante anche il cambio della valuta. La seconda ragione è poi la maggiore presenza delle Farcas colombiane in Venezuela: «sono ormai delle pure organizzazioni di traffico di droga» ha spiegato il numero uno dell'ufficio della politica nazionale Usa del controllo delle droghe. «Siamo molto preoccupati», ha spiegato, anche perché l'Europa sembra essere un mercato in pieno sviluppo.
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