mercoledì 5 dicembre 2007

Le pretese del "re"

Sarà una lunga battaglia che avrà come teatro le aule dei tribunali. Una battaglia a suon di articoli della Costituzione italiana e della Convenzione dei diritti dell'uomo. Un braccio di ferro che porterà l'Italia indie­tro di oltre cinquant'anni, a ri­vivere il periodo del fascismo e della guerra, della monarchia e della nascita della Repubblica.
I protagonisti sono i membri del­la ex famiglia reale dei Savoia, che hanno deciso di chiedere 260 milioni di euro di danni allo Stato italiano, come risarcimento morale dei 54 an­ni di esilio. La richiesta è così suddivisa: 170 milioni di euro in­vocati da Vittorio Emanuele e 90 milioni da suo figlio Ema­nuele Filiberto, più gli interessi. Inoltre i Savoia vogliono la re­stituzione dei beni confiscati dallo Stato al momento della nascita della Repubblica Italia­na.
Questo fatto è a dir poco surreale. Forse Vittorio Emanuele e suo figlio si sono dimenticati che il periodo delle monarchia è finito, e che non hanno più alcuna autorità sullo stato, in quanto esiste fortunatamente un sistema democratico basato sulla repubblica. Ma non provano un minimo di vergogna, a chiedere un risarcimento dopo aver permesso a Mussolini l'instaurazione del fascismo, portando cosi l' Italia sull'orlo del baratro....
Mi rifiuto assolutamente di chiamare Vittorio Emanuele re, in quanto tale espressione è il simbolo di una mentalità vecchia e medievale, dove il potere veniva consegnato nelle mani di un' unica persona, tralasciando così la cosa più importante: il potere è del popolo, non del sovrano.

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