Greenpeace ha lanciato il sito web “I banditi del clima”, www.greenpeace.it/banditi, per difendere il diritto di protestare in nome dell’ambiente e della salute. Questo, in seguito al fatto che 12 attivisti dell’organizzazione, che avevano preso parte ad un’azione di protesta presso la centrale Enel di Brindisi, sono stati banditi dalla città dal questore, che li ha dichiarati “socialmente pericolosi” e ha quindi vietato loro di operare nel comune di Brindisi e frazioni per tre anni. Nessuno degli attivisti coinvolti, riferisce Greenpeace in una nota, è residente nella città pugliese, spiega l’organizzazione, ma il fatto di esserne banditi, specialmente per gli attivisti della regione, creerà una serie di problemi per lavoro, studio, vita personale, contatti con parenti ed amici e soprattutto per la mobilità. «Persone che credono nella difesa dell’ambiente sono state trattate come delinquenti abituali, mafiosi, soggetti pericolosi per la sicurezza pubblica - afferma Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace - temiamo che questa iniziativa del questore possa diventare un grave precedente che limita il diritto di manifestare in modo pacifico». È la prima volta che tale provvedimento viene notificato ad attivisti eco-pacifisti.
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