lunedì 2 giugno 2008

Il mondo dice no alle cluster bomb

E' una firma storica quella che a Dublino i rappresentanti di 109 nazioni hanno posto sotto al trattato per la messa la bando delle «cluster bomb», le cosiddette «bombe a grappolo» che dividendosi in centinaia di ordigni minori al momento dell'esplosione rischiano di causare - e peraltro già causano, visto che sono state fino ad oggi ampiamente utilizzate - migliaia di vittime innocenti. Le piccole bombe sparpagliate da ognuno di questi ordigni restano infatti spesso inesplose e restando nel terreno rischiano poi di colpire, anche a distanza di anni, soprattutto la popolazione civile.Nella capitale irlandese l'accordo è stato raggiunto con molta difficoltà, soprattutto perché al provvedimento manca l'avallo degli Stati Uniti. La svolta è arrivata invece con l'adesione dell'alleato storico di Washington, la Gran Bretagna, che dopo un iniziale parere contrario ha deciso di passare nel novero dei sostenitori della messa al bando. I Paesi firmatari avranno otto anni di tempo per smettere di costruire, stoccare, commercializzare gli ordigni, e per distruggere gli arsenali. Nel documento si prevedono anche misure di assistenza per le vittime civili, che a migliaia ogni anno vengono ferite o uccise dalle bombe a grappolo disseminate dai conflitti. Tuttavia, in determinate circostanze, i paesi che aderiscono al trattato potranno svolgere operazioni internazionali accanto a paesi che non hanno partecipato al negoziato, una deroga sgradita agli attivisti anti-bombe.Tra coloro che terranno i proprio arsenali, e che non hanno partecipato al summit di Dublino, ci sono i già citati Stati Uniti, Israele, la Cina, la Russia, l'India e il Pakistan. Resta però la speranza che la moral suasion che potrà esercitare l'adesione proclamata a gran voce della gran parte delle nazioni del mondo, possa indurre anche questi Paesi a fare sempre meno ricorso agli ordigni a frammentazione. Gli Stati Uniti hanno reagito all'accordo internazionale raggiunto a Dublino sul bando delle bombe a grappolo ribadendo di considerare questo tipo di arma «essenziale per le truppe Usa e per la loro sicurezza». Gli Stati Uniti, che non hanno aderito all'accordo, sono tra i maggiori produttori e utilizzatori di bombe a grappolo insieme a paesi come Israele, Russia, Cina, India e Pakistan. «I nostri comandanti militari sono convinti che questo tipo di arma sia assolutamente critico ed essenziale alle nostre truppe per portare a termine le missioni a loro affidate in modo sicuro e appropriato», ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Tom Casey.

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