giovedì 31 gennaio 2008

La storia del rock:parte 4

I Led Zeppelin sono stati uno dei più importanti gruppi rock britannici degli anni settanta. Sono considerati fra gli artisti di maggior successo nella storia della musica e fra gli innovatori del rock in generale.
Il gruppo, formatosi nel 1968 e scioltosi nel 1980, anno della morte del batterista, fu composto per l'intero periodo della sua attività da Jimmy Page (chitarra), Robert Plant (voce e armonica), John Paul Jones (basso e tastiere) e John Bonham (batteria).
La discografia della band comprende nove dischi ufficiali pubblicati dal 1969 al 1982. A partire dagli anni '90 sono iniziate le pubblicazioni di raccolte di brani, editi ed inediti, e di incisioni di spettacoli dal vivo risalenti al periodo di maggiore attività. Degna di segnalazione è anche la circolazione di un cospicuo numero di bootlegs nel mercato "non ufficiale".
Dopo lo scioglimento, i tre componenti hanno intrapreso carriere soliste, e si sono riuniti per esibirsi dal vivo in occasione di eventi commemorativi o celebrativi. Nonostante le rare apparizioni, nel corso degli anni i Led Zeppelin continuano a godere di un nutrito seguito di ammiratori anche tra le nuove generazioni. Dal 1968 ad oggi la band ha venduto oltre 300 milioni di dischi, risultando il gruppo di maggior successo commerciale della storia insieme ai Beatles, ai Queen e ai Pink Floyd.

venerdì 25 gennaio 2008

giovedì 24 gennaio 2008

Scatti storici

Le foto che hanno segnato un'era, testimonianze della grandiosa vita dell' uomo.
Attimi dove poesia e realtà si fondono raggiungendo il sublime.

martedì 22 gennaio 2008

Lucy in the Sky with Diamonds

Una delle più belle e psichedeliche canzoni dei Beatles

Ventiseimila bimbi morti al giorno

Ventiseimila ogni giorno, una strage continua: è questo il numero dei bambini che muoiono nel mondo prima di arrivare ai cinque anni d'età. E le cause sono facilmente prevenibili, dalle malattie infettive alla diarrea, dalla fame alle scarse condizioni igieniche. La fotografia illustrata o nell'ultimo rapporto dell'Unicef sulla condizione dell'infanzia presenta zone d'ombra soprattutto nell'Africa subsahariana e nell'Asia meridionale, dove si verificano l'80 per cento dei decessi infantili: percentuale lontana anni luce dalla condizione dei paesi occidentali. Il rapporto dell'agenzia Onu per i bambini è dedicato quest'anno al diritto alla salute, per "nascere e crescere sani" e traccia un quadro che lascia ancora molto a desiderare rispetto al quarto obiettivo di sviluppo del millennio, che prevede la riduzione di due terzi della mortalità infantile nel mondo entro il 2015. Passi avanti ne sono stati fatti, ricorda l'agenzia: nel 2006 per la prima volta le morti sono scese sotto quota 10 milioni, mentre nel 1960 erano bel il doppio, 20 milioni. Ma ancora 9.7 milioni di piccoli non sopravvivono a causa delle guerre, dei disastri naturali, dell'Aids, o ancora per le condizioni di miseria in cui sono costretti a vivere e per la mancanza di strutture medico-sanitarie adeguate. Un bambino su quattro nel mondo è sotto peso; percentuale che nei paesi meno sviluppati arriva ad uno ogni tre; cinque milioni di bambini sotto i cinque anni d'età muoiono di malnutrizione o fame. L'allarme dell'Unicef non risparmia poi le madri, la cui condizione non è certo incoraggiante: mezzo milione di donne ogni anno muoiono per complicazioni di parto o di gravidanza. E il rischio aumenta per le più giovani: le ragazze sotto i 15 anni di età hanno cinque volte più possibilità di morire rispetto alle ventenni durante il parto. La maglia nera, sotto questo aspetto, tocca al Niger, dove le donne hanno una possibilità su sette di morire dando alla luce il proprio bambino; seguono Sierra Leone e Afghanistan (una su otto), mentre all'altro estremo della classifica ci sono l'Argentina (una possibilità su 530), la Tunisia (una su 500) e la Giordania (una su 450). Fra i paesi in via di sviluppo le condizioni dei bambini, invece, sono nettamente migliorate a Cuba (sette morti ogni mille nati vivi), in Sri Lanka (13) e Siria (14). Va male invece in Sierra Leone (270), Angola (260) e Afghanistan (257), lontanissime dall'Occidente, in cui svettano Svezia e Singapore, al 189esimo posto nella classifica mondiale per la mortalità infantile che vede l'Italia al 175esimo posto. Ma di cosa muoiono i bambini? Complicazioni neo-natali (36 per cento), polmonite (19 per cento), diarrea (17 per cento), malaria (8 per cento), morbillo (4 per cento), Aids (3 per cento). La situazione non è identica fra i paesi in via di sviluppo: dove sono stati fatti interventi, i risultati si sono avuti. Paesi poveri con enormi difficoltà come Mozambico, Malawi, Eritrea ed Etiopia sono infatti riusciti a ridurre la mortalità dei più piccoli del 40 per cento dal 1990 ad oggi. E a fare la differenza sono spesso le piccole cose: misure salvavita semplici ed economicamente sostenibili come l'allattamento al seno esclusivo e le vaccinazioni, l'uso di zanzariere con insetticidi, gli integratori di vitamina A. Tutti questi accorgimenti hanno contribuito negli ultimi anni a ridurre il tasso dei decessi, sottolinea il direttore generale dell'Unicef, Ann M. Veneman. Con qualche investimento in più, di modesta entità, si potrebbe migliorare di molto: l'agenzia stima che un pacchetto minimo per l'Africa subsahariana porterebbe ad un calo del 30 per cento dei decessi fra i più piccoli, e del 15 per cento per le madri, con un costo di 2-3 dollari in più a persona rispetto ai programmi già adottati. Percentuali che salirebbero al 60 per cento per mamma e bambino con un investimento ulteriore di 12-15 dollari pro capite.

sabato 19 gennaio 2008

Il caso della Sapienza di Roma

Alla fine il Papa alla Sapienza non ci andrà. Questo è l’epilogo di una vicenda aperta da una lettera di Marcello Cini inviata al rettore dell’ateneo romano - uno dei più prestigiosi del nostro paese, in cui Cini ha svolto la sua carriera di fisico - per invitarlo a rivedere l’invito fatto al pontefice in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico che ci sarà domani. Un invito che prevedeva in un primo momento una lectio magistralis del Papa alla presenza del ministro Mussi, trasformata poi in un intervento da parte di Ratzinger dopo che la cerimonia di inaugurazione, fatta dal ministro, si era conclusa. «Un problema più di immagine che di sicurezza» motiva così il Vaticano la decisione. «Uno sbaglio aver creato le condizioni per cui il Papa abbia dovuto rinunciare» commenta il ministro dell’Università Fabio Mussi. Di errori in questa vicenda - a dire il vero- ce ne stanno da tutte le parti. E alla fine il ruolo della vittima lo fa il pontefice, la cui posizione oscurantista nei confronti della scienza era stata il motivo delle proteste verso la sua presenza all’inaugurazione dell’anno accademico, mentre ad essere tacciati di oscurantismo – vero paradosso - sono adesso i 67 professori che avevano firmato la lettera di Cini. Una vicenda che riporta appieno alla difficile dialettica tra scienza e religione, su cui il confronto-scontro è aperto sin dai tempi di Cartesio, e sulla laicità della scienza, richiamata nell’appello dei professori dell’università La sapienza. Così come difficile è riuscire a mantenere fede alla laicità dello Stato. Il tema della laicità dello Stato è sancito in maniera solenne dalla nostra costituzione, ma non è cosa facile l’applicazione di questo principio, avendo nel cuore della capitale il Vaticano ed essendo il Papa, oltre che suo capo di Stato, anche il pastore della più diffusa organizzazione religiosa a livello mondiale. Ma la sua applicazione è difficile anche perché il tema della laicità sconfina spesso con quello dell’etica, che - per mantenere un approccio laico - andrebbe declinata dalla sfera dei comportamenti individuali (etica soggettiva) a quella delle azioni e dei valori comuni (etica oggettiva). Problema effettivamente non semplice da risolvere ma che andrebbe tenuto in conto sia quando si ha a che fare con temi che riguardano la fede sia quelli che riguardano la scienza. La questione della laicità dello stato, ora, è più che mai sentito in Italia. Il negare la visita del papa alla Sapienza è, secondo me, stato un errore, in quanto credo che il confronto e lo scambio di opinioni, in un luogo dove dovrebbe esserci libertà di espressione e dialogo, quale l' università, sie un punto fondamentale per la crescita interiore degli studenti, a prescindere che seguano e si riconoscano o meno nella figura del papa. L' ascolto,infatti, non può portare altro che conseguenze positive, ed è indispensabile per la maturazione di ogni singolo individuo.
Cosa ne pensate, invece, voi di tale questione???
Attendo i vostri spunti riflessivi....
Scrivete!!!

mercoledì 16 gennaio 2008

Greenpeace intercetta le baleniere

Continua la caccia alle balene da parte del Giappone e continua la caccia di Greenpeace ai balenieri. Nonostante il dietrofront di Tokyo con la decisione di non uccidere 50 megattere, specie a rischio di estinzione, arrivata dopo una condanna internazionale ed una protesta formale diplomatica di 31 nazioni, le navi giapponesi proseguono nel loro obiettivo di catturare 935 balenottere minori e 50 balenottere comuni nell'estate antartica. Dopo dieci giorni di inseguimento la nave di Greenpeace, ha avvistato nelle prime ore del 12-01-08 la flotta baleniera giapponese nel pacifico. Le sei navi giapponesi sono ora seguite a vista dagli attivisti che avvertono per voce del responsabile di Greenpeace Australia Steve Shallhorn: "Se si fermeranno per cacciare balene, allora interverremo. Sino a quando le talloneremo, non potranno cacciare. E' una sorta di maratona quella che è in corso lì". Chiaro l'obiettivo della nave Esperanza, come spiega il portavoce Sara Holden: "Il nostro obiettivo principale è fermare la flotta giapponese dalla caccia alle balene nell'oceano del sud. Da tempo il governo giapponese etichetta come ricerca scientifica l'uccisione della balene, per non infrangere la moratoria della Commissione baleniera internazionale del 1987. Tuttavia gli scambi commerciali che coinvolgono anche Norvegia e Islanda hanno fatto prevalere nella Commissione baleniera internazionale, le posizioni favorevoli a riprendere l'attività,nonostante che la richiesta di carne di balena (considerata una prelibatezza) sia in forte calo anche in Giappone. Un sondaggio del giugno 2006 del Nippon Research Centre mostra che oltre due terzi dei giapponesi intervistati disapprova la caccia baleniera in Antartide e che il 95 per cento non mangia mai, o solo raramente, carne di balena. E' per questo che nei magazzini giapponesi sono ammassate circa 4.000 tonnellate di carne di balena invendute: hanno anche provato a usarla come mangime per cani.

sabato 12 gennaio 2008

Cina, stragi sul posto di lavoro nel 2007 più di centomila morti

In Cina, nel 2007, più di 100mila persone sono morte in incidenti legati al lavoro. Cifre agghiaccianti. Rispetto al 2006 è andata meglio, fa sapere governo. Ma è difficile professare ottimismo con numeri che restano da ecatombe. Li Yizhong, responsabile nazionale della sicurezza sul lavoro, rivendica i buoni risultati della campagna di sicurezza lanciata dal governo: "Gli incidenti nelle miniere e sulla strada sono scesi". Non è poco, certo. Vale la pena di ricordare, infatti, che le condizioni di lavoro nelle miniere cinesi sono di gran lunga al di sotto degli standard di sicurezza. E che uno sviluppo economico inarrestabile sta facendo pagare prezzi altissimi dal punto di vista sociale. Nonostante i miglioramenti, dunque, i problemi restano. "Bisogna rafforzare il concetto di sicurezza e sviluppo - continua Li Yizhong - E aumentare i controlli che sono ancora carenti. I risultati che abbiamo ottenuto non sono ancora frutto di una situazione consolidata e non sarà facile mantenere il trend in calo anche nel 2008". Anche perché, la cifra di 100mila morti resta una montagna difficile da scalare. "Una percentuale inaccettabilmente alta", dice Zhou Yongkang, l'ex responsabile nazionale della sicurezza sui luoghi di lavoro. "Un vero problema sociale".

sabato 5 gennaio 2008

Distruggono il Parco per fare un'altra pista

Ecologisti sul piede di guerra per difendere il Parco di Monza. Legambiente e Comitato per il Parco denunciano infatti il rischio che sulle aree del Roccolo e della Gerascia, dentro il circuito automobilistico che sorge nel Parco, sia costruita una nuova pista per insegnare la guida sicura, con la distruzione di verde e boschi. «Danno il Nobel per l´ambiente ad Al Gore e noi ci mangiamo pezzo a pezzo il Parco più grande d´Europa? - si domanda Bianca Montrasio, portavoce del comitato "Antonio Cederna" - Realizzare delle piste sulle aree del Roccolo e della Gerascia, uno splendido prato utilizzato come rifugio da molte specie faunistiche, è un atto gravissimo che mette a rischio il già fragile ecosistema di due zone di grande valore ambientale». Gli ambientalisti annunciano ricorsi contro il progetto, finanziato dalla regione con 1,7 milioni, a Tar, Procura, Corte dei conti e Corte Europea. Legambiente attacca anche la convenzione approvata dai Comuni di Monza e Milano che affida alla Sias (società della Aci) per 800mila euro annui la gestione dell´autodromo fino al 2026. Al suo interno si trova un capitolo destinato al restauro delle sopraelevate, che dovrebbero ospitare un museo della Formula 1. Una decisione che fa inferocire il capo di Legambiente, Atos Scandellari, che definisce le sopraelevate «dei ruderi in disuso da decenni, il cui abbattimento era previsto persino nella precedente concessione, oltre che da piani e studi degli ultimi 17 anni: da quello redatto dall´Università di Genova di Architettura del paesaggio nel '91 al programma triennale di riqualificazione del Parco approvato anche dalla Regione e dalla Soprintendente di allora Lucia Gremmo sul finire degli anni Novanta». Secondo Legambiente i due curvoni dell´anello veloce ormai in disuso dovrebbero essere distrutti e tornare a verde.
Voi cosa ne pensate di questa situazione? Aspetto i vostri commenti...

venerdì 4 gennaio 2008

Stop war!!!

Non servono parole...
E' la crudeltà della guerra

giovedì 3 gennaio 2008

Cocaina, a Milano boom delle dipendenze

La piaga delle droga assedia Milano. Il numero di coloro che consumano cocaina è in continua crescita in Lombardia; così come quello delle persone che si affidano al servizio sanitario nazionale per le cure di disintossicazione. A tale proposito l'Asl di Milano stima un aumento, nel triennio 2006-2008, di circa il 26% delle persone in trattamento per cocaina. E’ quanto si legge in una nota della Regione Lombardia, che ha stanziato 448.000 euro per i centri di cura delle dipendenze. Secondo i dati del Pirellone chi fa uso di cocaina tende a non considerarsi tossicodipendente e di conseguenza a sottovalutare la pericolosità del proprio comportamento. Per affrontare dunque una situazione che necessita un approccio su più fronti, molte Asl lombarde si sono organizzate. I finanziamenti, disposti dalla giunta della Regione Lombardia su proposta dell’assessore alla Famiglia e Solidarietà sociale, Gian Carlo Abelli, dovranno consentire ai servizi di cura di «stabilizzarsi» e di rientrare nelle programmazione aziendale delle Asl. I fondi verranno suddivisi tra le aziende sanitarie che hanno attivato i Centri per il trattamento e la riabilitazione dei cocainomani, in relazione al numero degli utenti: 45.000 euro per quelli con più di 50 utenti e 25.000 per quelli con un numero inferiore.
Intanto, visto che il consumo e soprattutto la dipendenza dalla polvere bianca non accennano a calare, negli Stati Uniti stanno valutando un vero e proprio vaccino per contrastare il fenomeno. La sostanza, attualmente testata in una serie di studi clinici, dovrebbe lavorare sul sistema immunitario di chi fa uso di questa droga, stimolando degli anticorpi che fanno in modo che le sostanze psicotrope non raggiungano il cervello, dove di fatto si genera la dipendenza, finendo per renderla priva di ogni attrattiva.

mercoledì 2 gennaio 2008

Usa: 4.306 soldati morti in guerre

Secondo il Pentagono, sono in tutto 4.306 i soldati Usa morti in Iraq e in Afghanistan dall'inizio dei due conflitti. 3.901 in Iraq, 405 in Afghanistan. Il 2007 e' stato particolarmente sanguinoso per le truppe Usa nei primi sei mesi, con un picco di 126 morti nel solo mese di maggio, mentre la seconda parte dell'anno gli attacchi sono diminuiti in modo significativo. Nel 2004, l'anno piu' negativo prima del 2007, i soldati morti in Iraq erano stati 846.
Continua così un inutile spargimento di sangue....

Così in Germania: bloccate le auto inquinanti, nessun pedaggio

Da oggi a Milano è in vigore l'ecopass, il primo esempio significativo in Italia di pedaggio per l'ingresso nel centro di una grande città, con l'obiettivo di ridurre il traffico e l'inquinamento. E da ieri in molte città tedesche è partita una misura di tipo completamente diverso: il blocco della circolazione ai veicoli più inquinanti nei centri di numerose grandi città, definiti Umweltzonen - Zone ambientali.Come funziona il sistema delle Umweltzonen? In primo luogo, la misura tedesca si riferisce a un tipo di inquinamento specifico, quello da polveri sottili: a fronte di una riduzione di altre forme di inquinamento, infatti, le polveri rappresentano attualmente il pericolo maggiore per i polmoni, specialmente nei centri delle grandi città. Secondo i dati dell'OMS citati dal Ministero per l'Ambiente tedesco, «la crescita della concentrazione delle polveri sottili produce una riduzione dell'aspettativa di vita di 8,6 mesi a livello europeo e di 10,2 in Germania».La legge entrata in vigore nel marzo di quest'anno dà alle città e alle regioni la possibilità di limitare la circolazione per i veicoli più inquinanti, e stabilisce una classificazione dei veicoli in quattro categorie, a seconda del livello di inquinamento prodotto; alle prime tre è stata assegnata una targhetta (verde, gialla e rossa), mentre i veicoli più inquinanti non ne hanno. Con buona approssimazione, le auto senza targhetta sono le Euro 0 benzina e diesel (e qualche Euro 1), mentre i contrassegni giallo e rosso indicano rispettivamente i diesel Euro 2 e 3, senza filtro antiparticolato.Tra le metropoli che hanno scelto di applicare da subito la nuova normativa ci sono Berlino, Hannover e Colonia; nel corso del 2008 seguiranno poi Stoccarda, Monaco, Duesseldorf. Nella capitale tedesca, inoltre, un secondo passo a partire dal 1° gennaio 2010 vedrà il divieto per tutti i diesel tranne gli Euro 4 con filtro antiparticolato. Va ricordato che il divieto per i centri delle città tedesche è assoluto, e non quindi solamente in certe ore dei giorni feriali; in Italia, per esempio, la Regione Lombardia ha introdotto per alcune categorie di veicoli inquinanti (Euro 0 e diesel Euro 1) un divieto di circolazione in certe zone, ma solo nei mesi invernali e in alcune ore dei soli giorni feriali. In generale, le aree centrali off limits hanno dimensioni molto maggiori di quelle del centro di Milano interessato all'Ecopass: a Monaco per esempio l'area sarà di circa 40 km quadrati contro gli 8,2 del capoluogo lombardo.La progressiva limitazione alla circolazione dei veicoli equipaggiati con motori diesel più vecchi evidenzia una della principali contraddizioni della lotta alle emissioni dannose: i motori diesel consumano infatti meno di quelli a benzina ed emettono meno CO2, ma - almeno quelli senza filtri antiparticolato - producono quantità nettamente superiori di polveri sottili.La Germania sembra ora decisa a fare piazza pulita in tempi relativamente rapidi dei diesel più inquinanti.

Il 2008 inizia con una strage a Bagdad

Il nuovo anno inizia con una strage in Iraq, nonostante per le strade di Bagdad si sia tornati a festeggiare il Capodanno per la prima volta dall’attacco militare Usa nel 2003. Un kamikaze si è fatto esplodere in un quartiere della capitale irachena durante un funerale sciita, provocando almeno 32 morti e 34 feriti. E in altre zone del Paese imperversano violenze e rapimenti. L’attacco suicida a Bagdad, secondo la polizia, è avvenuto intorno alle 16.45 locali (le 14.45 in Italia) durante le esequie di un tenente colonnello in pensione, Nabil Hussein Jassim, ucciso tre giorni prima in un attentato suicida avvenuto in un mercato a Tayaran Square, nel centro della città, in cui ci furono 14 morti. A Jalula, città a circa 80 chilometri a nord della capitale, sono stati ritrovati i corpi di un poliziotto sciita e di quattro suoi parenti. Alcune ore prima un gruppo di uomini armati li aveva rapiti dalla loro abitazione, riferiscono fonti ufficiali. Il rapimento è avvenuto nella provincia di Diyala, dove è molto forte la presenza di al Qaeda e dove le violenze non hanno subito il calo che si è invece registrato in altre province irachene. Nella stessa provincia, a est di Baquba, un uomo sciita e il figlio di sedici anni sono stati uccisi davanti alla propria casa da colpi di arma da fuoco sparati da un’automobile in corsa.Il governo iracheno ha reso note le statistiche sul numero di civili e membri delle forze di sicurezza uccisi nel 2007. Secondi i ministeri della Salute, degli Interni e della Difesa, l’anno scorso sono morti 16.232 civili, 432 soldati e circa 1.300 poliziotti. Le cifre corrispondono più o meno a quelle dell’Associated Press, secondo cui gli iracheni uccisi in tutto nel 2007 sono stati 18.610. Cinquemila in più rispetto al 2006, quando i morti furono 13.813.


martedì 1 gennaio 2008

Bush nemico numero uno

Sondaggio shock in 4 Paesi pro-Usa.Il nemico pubblico numero uno? Risponde al nome di George W. Bush. Il presidente degli Stati Uniti sarebbe più pericoloso dei leader degli stati inseriti nel famoso 'asse del male': l'iraniano Mahmoud Ahmadinejad e il nord coreano Kim Jong-Il. Bush risulta secondo solo ad Osama Bin Laden. La lista dei personaggi più dannosi per la pace mondiale, è stata realizzata grazie ad un sondaggio commissionato congiuntamente dai quotidiani "Guardian" in Gran Bretagna, "Haaretz" in Israele, la "Presse" e il "Toronto Star" in Canada e la "Reforma" in Messico. I risultati del sondaggio confermano quello che in realtà si sapeva da tempo, cioè che all'estero non piace e preoccupa la politica estera "da cowboy" di Bush. Il fatto è che ora la rilevazione è stata ristretta solo in paesi alleati chiave di Washington, schierati, come nel caso della Gran Bretagna, in prima linea in Iraq ed Afghanistan. Guerre che solo per il 7 per cento degli intervistati britannici hanno migliorato la sicurezza globale, mentre per il 69 per cento degli intervistati la politica americana dal 2001 ha reso il mondo meno sicuro. Convinzione condivisa anche dalla opinione pubblica dei paesi confinanti a nord e sud con gli Stati Uniti, dal 62 per cento dei canadesi ed il 57 dei messicani. Ma la cosa più clamorosa è che anche in Israele, che da sempre ha negli Stati Uniti il baluardo principale per la sua sicurezza, sta diminuendo il numero dei sostenitori della politica Bush. Solo il 25 per cento crede che questa aiuti la sicurezza, mentre il 36 pensa che la danneggi ed il 30 per cento considera che nella migliore delle ipotesi Bush non ha fatto alcuna differenza.

Germania, proposta-shock: "Campi per criminali stranieri"

La legge tedesca deve usare il massimo rigore contro i giovani criminali stranieri. E sarebbe opportuno, se e ove necessario, rinchiuderli in campi di rieducazione chiusi e strettamente sorvegliati. Lo dice la Cdu tedesca, il partito della Cancelliera Angela Merkel. La proposta-shock arriva in seguito alla duplice onda di gravi atti di violenza contro anziani tedeschi da parte di giovani criminali stranieri, e dell'allarme della Cdu per le imminenti elezioni nello Stato dell'Assia (lo stato- regione di Francoforte), dove il partito, guidato sul posto dal governatore Roland Koch, rischia di perdere la maggioranza. Ma nel Paese è rivolta, e la Spd, alleata di Merkel nella Grande Coalizione a livello nazionale, parla di gravissimo e pericoloso sbandamento. Il tema dell'integrazione degli stranieri e della criminalità straniera fa così quasi vacillare il governo di Berlino a Capodanno. E Angela Merkel tace. Campi di rieducazione, un termine che evoca il terribile passato nazista della Germania, e anche tremende esperienze del dopoguerra, dal maoismo, agli khmer rossi, diventa vocabolario corrente nella politica del paese numero uno dell'Unione europea. Campi di rieducazione: l'espressione fa tremare. Così all'inizio i nazisti definirono il loro universo concentrazionario. Il principio, rieducare con la violenza reclusiva spezzando animi e fisico, fu quello di Beria in Urss e di Himmler nel Terzo Reich. Poi di Pol Pot in Cambogia.