domenica 17 agosto 2008

martedì 29 luglio 2008

Bush approva pena capitale per un soldato americano

Il presidente americano George W. Bush ha approvato l'esecuzione di un militare condannato a morte per omicidio e stupro nel 1988. E' la prima volta in 51 anni che un presidente degli Stati Uniti da il suo ok alla pena capitale per un membro dell'esercito americano. A differenza del sistema giudiziario civile, la giustizia militare statunitense prevede che la pena di morte di un membro dell'esercito non possa essere eseguita senza l'autorizzazione del presidente degli Stati Uniti. Il condannato, Ronald Gray, si trova da 20 anni in un carcere del Kansas con l'accusa di essere il responsabile, tra l'altro, di due omicidi, un tentato omicidio e tre stupri, tutti commessi tra il 1986 ed il 1987. "Approvare la sentenza di morte contro un militare è una decisione seria e difficile per un Comandante in capo, ma il presidente crede che i fatti in questo caso non lascino dubbi" sulla scelta da prendere, spiega in un comunicato il portavoce della Casa Bianca, Dana Perino. L'ultimo presidente a dare il via libera per un'esecuzione era stato Dwight Eisenhower nel 1957 . Il soldato fu poi impiccato nel 1961. Nel 1962 John F.Kennedy aveva commutato la condanna a morte di un militare nel carcere a vita.

domenica 20 luglio 2008

E il cammino continua.....

Raggiunto lo straordinario traguardo delle 1000 visite. Grazie a tutti!!!

Il punto della situazione

Purtroppo il mondo sta andando a rotoli. L'ignoranza, la disinformazione, il totale disinteresse, lentamente calano, coprono e avvolgono, come una fitta nebbia, tutti noi. Persone che sprecano la propria vita in vani passatempi o mere illusioni. Credono di aver già capito tutto del mondo, di averlo domato, ma in verità ne sono solo schiavi. Si raggruppano tutti assieme, come in una mandria, perché cercano coraggio e consapevolezze, che immancabilmente mancano.Temono il futuro, ma preferiscono non pensarci, perché fa troppa paura, perché è pieno di dubbi e incertezze. Ma il mondo di oggi è tutto un interrogativo. Bisogna solo provare a risolverlo, a capirlo, a decifrarlo. Ciò richiede impegno, dedizione, fatica e ben pochi sono pronti ad accettarle. Allora preferiamo rimanere chiusi, passare ore interminabili chiusi nell 'esaltazione del nostro ego, spendendo tempo coi nostri giocattoli tecnologici, rimanendo limitati ai piaceri che ci concediamo, mentre fuori il mondo corre, e non si ferma. Non riusciamo più a stargli dietro. Gli eventi si susseguono e noi rimaniamo spettatori passivi, testimoni immobili della decadenza odierna. Ne avvertiamo la presenza, la percepiamo con tutti i nostri sensi, ma fingiamo che non esista. Già, noi fingiamo che tutto vada bene, creiamo così la nostra favola, costruiamo il nostro castello dei desideri. Forse sognare è l'unica vera libertà che ci sia rimasta.

I giornali in Italia sono liberi?

Ma quanto ci costa Fede?

Fede costa agli italiani 350.000 euro al giorno. Dal primo gennaio 2006, con effetto retroattivo. La Corte di Giustizia Europea ha condannato l'Italia a una multa di circa 130 milioni di euro all'anno se Rete 4 non cederà a Europa 7 le frequenze che Berlusconi ha in concessione dallo Stato. Per l'Europa l'assegnazione delle frequenze in Italia non rispetta la libera prestazione dei servizi e non ha criteri di selezione obiettivi.La sentenza europea è la terza a favore di Europa 7 dopo quelle della Corte Costituzionale e del Consiglio di Stato. Berlusconi toglie l'ICI, ma introduce il canone Fede. Non ci sono conflitti di interessi? Perchè gli italiani devono pagare per guardare Emilio ogni sera? Se il concessionario pubblico di tre reti nazionali Berlusconi non sposterà Rete 4 sul satellite gli italiani alla fine del suo prossimo glorioso quinquennio pagheranno circa UN MILIARDO di euro di multa considerando gli arretrati. Berlusconi è un genio, oltre alla concessione pubblica, la pubblicità a pagamento su tre reti avute in eredità da Craxi, avrà anche il finanziamento pubblico. Il ministero delle Comunicazioni non c'è più. In realtà non c'era neppure prima. Gentiloni che potrà dedicarsi di più al tennis con Ermete invece di passare lunghi week end ad Arcore.L' Agcom con il supporto del PD e della Repubblica e della Finocchiaro è impegnata a tempo pieno sul pericoloso Travaglio. Se pò fà. Con i nostri soldi se pò fà. E' bello contribuire al successo economico del Berlusca con le nostre tasse.
Fonte: blog di Grillo

venerdì 18 luglio 2008

Francia: nuova fuga radioattiva

Ancora un incidente in Francia, sembra non grave, dopo quello di dieci giorni fa a Tricastin. Fuoriuscite di acque contaminate da elementi radioattivi, «senza impatto sull'ambiente», sono state registrate in un impianto della Areva a Romans-sur-Isere, nel dipartimento della Drome, nel sud-est della Francia. Lo ha reso noto stamane l'Autorithy francese per la sicurezza nucleare. L'incidente arriva a 5 giorni dalla clamorosa protesta di Greenpeace a Parigi. La fuoruscita delle acque contaminate è stata causata da una rottura nel sistema di canalizzazione. Si tratta del secondo episodio di questo genere in due settimane, dopo quello avvenuto la notte tra il 7 e l'8 luglio nella centrale di Tricastin, sempre nella Francia meridionale, gestita da due società filiali del gruppo Areva. Per questo primo episodio, Areva ha ammesso, dopo un'inchiesta interna, che all'origine dell'incidente c'è stata «mancanza di coordinamento» tra chi gestiva i lavori di sistemazione in corso nell'impianto e i responsabili delle attività di sfruttamento.

mercoledì 16 luglio 2008

Guantanamo, il prigioniero è in video

Le immagini sono quelle di un interrogatorio "di garanzia", le torture sono denunciate solo a parole. Ma è il primo video mai diffuso di un detenuto di Guantanamo ed è destinato a riaccendere le polemiche sul trattamento dei terroristi o presunti tali rinchiusi nel super-carcere creato dopo l’11 settembre. Anche perchè il prigioniero è un ragazzino, sedicenne all’epoca del filmato girato nel 2003. E le immagini, rese pubbliche dai suoi legali che le hanno ottenute dopo l’ordinanza di un Tribunale, si aggiungono a un rapporto ufficiale che testimonia gli abusi da lui subiti prima e dopo. Il prigioniero si chiama Omar Khadr, ha il passaporto canadese ed è di fronte a un ufficiale dell’intelligence del suo Paese. È a Guantanamo perchè accusato di aver lanciato l’anno prima (il 2002) in Afghanistan una granata che ha ucciso un soldato americano. Dieci minuti di filmato, quelli diffusi finora: un estratto delle 7 ore di immagini a disposizione degli avvocati di Omar Khadr, riprese dalla telecamera installata nella stanza dove il ’nemico combattente ha parlato per quattro giorni con lo 007 canadese. Un filmato made in Cia, e destinato in origine a restare top-secret come gli altri. Nel filmato si vede il ragazzo che a un certo punto apre la sua divisa-arancione, fa vedere le ferite e spiega di non riuscire più a muovere le braccia.

lunedì 14 luglio 2008

Le frasi del giorno

"Se vuoi vedere l'arcobaleno... devi sopportare la pioggia."

"Ricordare gli attimi più belli della tua vita è il modo migliore per far morire in un attimo tutti i brutti pensieri che ti circondano"

" Ama e apprezza il sorriso di una persona, perchè quando ti sarà negato lo cercherai"

"Se sei giù sorridi, la morte è peggio. Se sei triste sorridi, la morte è peggio. Se sei morto sorridi, il peggio è passato".

Nella Nebbia


E' strano vagare nella nebbia!
Solo è ogni cespuglio e pietra,
Nessun albero vede l'altro,
Ognuno è solo.
Pieno di amici era per me il mondo,
Quando la mia vita era ancora luminosa;
Adesso, che la nebbia cala,
Nessuno si vede più.
In verità, nessuno è saggio
Se non conosce il buio,
Che piano ed inesorabilmente
Da tutti lo separa.
Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è essere soli .
Nessuno uomo conosce l'altro,
Ognuno è solo.
Hermann Hesse

La droga sonora

La nuova droga sonora funziona, e fa paura. «L’ho provata insieme ai miei specializzandi e l'effetto è stato immediato: mal di testa, sonnolenza, stordimento, formicolii. Abbiamo dovuto interrompere l'esperimento. Senza dubbio funziona». Donato Munno, psichiatra e professore di Psicologia clinica alla facoltà di Medicina di Torino, nonché autore del saggio «Nuove droghe e nuovi tossicomani», ha scaricato «iDoser» da internet, le ha provate e ha scoperto che il suo testo merita un aggiornamento. Che la musica entri nell’animo lo diceva già Platone più di duemila anni fa. Ma che le onde sonore spacciate on line riproducano gli effetti di cocaina, extasy, eroina, Lsd e marijuana è roba da maniaci del computer del terzo millennio. Trecento anni dopo le sonate di Mozart che sedavano le crisi epilettiche, i cybernauti si sono inventati le iDoser: bastano un pc, una connessione a internet e un paio di cuffie e la dose è pronta da consumare «sdraiati nel letto e possibilmente al buio», raccomanda il principale sito-pusher. Il sistema funziona sulla base dei cosiddetti «battiti binaurali», sperimentati sul cervello negli anni Settanta dal medico newyorchese Gerald Oster. Spiega il professor Ferdinando Rossi, ordinario di Neurologia a Torino: «Vengono applicate alle orecchie frequenze diverse tra loro: la differenza crea una stimolazione nel cervello, tanto più forte quando più intense sono le onde. Le frequenze cerebrali vanno da 1 a 4 hertz per il livello Delta, quello del sonno profondo, ai 30 dello stato vigile, che corrisponde alla frequenza Beta». Le iDoser vengono sparate in un orecchio a 500 hertz, nell’altro a 510. Sono i dieci della differenza a provocare lo «sballo». Sono centinaia le pagine web dedicate alla nuova fusione, ancora più numerose le proposte. «Una dose - si legge su un sito - costa appena 3 euro, mentre un mp3 con Peyotl, cocaina, marijuana e oppio costano tra i 16 e 13 euro. Stessi prezzi per Lsd, extasi e morfina». Listini che la Guardia di Finanza conferma: «Il rischio - spiega il maresciallo Antonio Landi - è a lungo termine. Una volta scaricate da Internet sono riutilizzabili infinite volte. Senza contare che ne verranno prodotte altre e questo alimenterà un mercato che promette già centinaia di migliaia di clienti». La droga ha così ancora una volta trovato una strada per insinuarsi all'interno della nostra società, già di per se fragile e facilmente corruttibile.

domenica 13 luglio 2008

Greenpeace scala la Torre Eiffel

Hanno scelto il simbolo di Parigi per protestare contro la politica a favore del nucleare portata avanti dalla Francia. E hanno scelto il giorno in cui la capitale francese ospita l'importante vertice per la nascita dell'Unione per il Mediterraneo. Dodici militanti di Greenpeace che domenica mattina hanno dato la scalata alla Torre Eiffel per esporre uno striscione sono stati fermati dalla polizia. L'organizzazione ecologista ha spiegato di aver compiuto l'azione per denunciare «l'irresponsabilità di Nicolas Sarkozy» e per ricordare che il ricorso al nucleare è escluso dalla road map in materia di ambiente che l'Ue ha previsto fino al 2020.La questione della sicurezza delle centrali nucleari è tornata d'attualità in Francia nell'ultima settimana, a causa di una perdita di uranio da un impianto nel sudest del Paese. Si è detto martedì che 30 metri cubi di liquido contenente uranio è stato accidentalmente versato sul terreno e in un fiume vicino alla centrale di Tricastin. L'incidente è stato classificato al livello uno su una scala internazionale di pericolosità che va da zero a sette. L'incidente ha esasperato gli animi degli ambientalisti, dopo l'annuncio di Sarkozy del 3 luglio scorso che la Francia avrebbe costruito una seconda generazione dell'European Pressurised Reactor (Epr), portando a 60 il numero dei reattori nucleari nel paese. La Francia, che ha assunto la presidenza di turno della Ue dal primo luglio, è il più grande produttore europeo di energia nucleare.

lunedì 7 luglio 2008

Caso Shell: il petrolio si tinge di rosso

In questi ultimi 30 anni la Shell ha estratto più di duecento miliardi di sterline dalle terre degli Ogoni e di altri gruppi etnici del delta del Niger. In cambio la popolazione Ogoni è stata sommersa dalla fuliggine, dai fumi e dai fuochi dei pozzi di petrolio e di gas; ha visto l’allagamento e la rovina delle proprie terre coltivabili dal petrolio estratto che ha reso sterile il territorio abitato dagli Ogoni. Quando gli abitanti Ogoni si sono ribellati, la Shell ha fatto si che fossero inviati i militari causando così la morte di centinaia di persone.Per la Shell gli Ogoni sono trascurabili, ma i profitti certamente no. Quando il petrolio si esaurirà i direttori delle compagnie e gli azionisti nella fortezza Europa, sposteranno semplicemente le operazioni da un’altra parte. La Shell si era gia aggiudicata una buona posizione nel hall of fame dei razzisti per il sostegno dato al regime dell’apartheid in Sud Africa. Oggi come ieri continua,così, a mantenere dei rigidi doppi-standard nel trattamento degli Africani rispetto agli Europei.
"Ancora una volta dalla mia cella imploro la comunità internazionale degli uomini e delle donne di buon senso, di fare pressione sul governo nigeriano affinchè la Shell fermi questa carneficina, questo genocidio". Ken Saro Wiwa
(leader tribale degli Ogoni che si trova in prigione a causa di una montatura, in attesa della pena capitale).

mercoledì 25 giugno 2008

Marco Travaglio - Conflitto di interessi

Italia apri gli occhi!

Se questo è un direttore di un TG...

E' incredibile,come ci siano giornalisti compiacenti fino all'inverosimile,neanche al tempo dei regimi fascisti e comunisti ,c'erano dei giornalisti cosi orribilmente compiacenti, con metodi e tecniche televisive vecchie di 50 anni...

I processi di Berlusconi

No comment...

lunedì 23 giugno 2008

Borneo in fiamme

Dal 1990 l'Indonesia ha già perso 28 milioni di ettari di foresta. Se le torbiere venissero distrutte la quantità di gas serra emessa nell'atmosfera si avvicinerebbe all'emissione globale dell'intero pianeta nel corso di un anno: intorno ai 49 miliardi di tonnellate di CO2 e equivalenti. Dai dati raccolti nel rapporto di Greenpeace "Borneo in fiamme" emerge l'inquietante rischio che la degradazione di queste torbiere possa scatenare una catastrofe ecologica in termini di emissioni di gas serra nell'atmosfera. Il caso dell'Indonesia è emblematico in quanto dimostra che il problema delle emissioni dovute alla deforestazione deve trovare una soluzione a livello internazionale.

E se Nutella ditruggesse la foresta?

Il Gruppo Ferrero è il quarto gruppo dolciario al mondo. Attualmente guidato da Pietro e Giovanni Ferrero continua a crescere con 36 società e 15 stabilimenti operativi nel mondo. La Nutella è il prodotto senz'altro più amato della Ferrero, una crema spalmabile a base di Oli Vegetali, Zucchero, Nocciola, Cacao.Dal 2004 Ferrero è il membro ordinario della RSPO. Il nome deriva dalla congiunzione di nut, che significa "nocciola" in inglese, e il suffisso ella per ottenere un nome orecchiabile.
Dalle analisi realizzate da Greenpeace presso due diversi laboratori di analisi in Italia e Germania risulta che la Nutella, il prodotto Ferrero più famoso sul mercato, contiene una frazione di oli vegetali del 31% costituita prevalentemente da olio di palma.Nel recente rapporto "Borneo in Fiamme" Greenpeace ha dimostrato, presentando prove inconfutabili, come proprio i principali produttori di olio di palma della RSPO, tra fornitori della multinazionale Unilever, stiano perpetrando crimini ambientali gravissimi come il taglio a raso della foresta pluviale del Borneo, l'incendio e degrado delle ultime torbiere indonesiane e la cattura ed uccisione degli ultimi oranghi del Borneo e di Sumatra. E se per fare la Nutella si usasse proprio quell'olio di palma? Che garanzie abbiamo che i fornitori di Nutella non siano tra quelli che anche facendo parte della RSPO sono colpevoli di deforestazione? La Ferrero nelle sue risposte è reticente.

domenica 22 giugno 2008

Usa, allarme basi nucleari "In Italia sono a rischio"

A rischio alcune basi Nato in Europa dove gli americani nascondono le testate nucleari. "Mancano le misure di sicurezza considerate come standard dal Pentagono" e non messe in atto dai paesi alleati, scrive il dipartimento della Difesa Usa. E tra queste c'è anche quella di Ghedi di Torre, in Provincia di Brescia, dove ci sarebbe un arsenale segreto di una quarantina di bombe atomiche. L'allarmante rapporto riservato dell'Air Force degli Stati Uniti è stato divulgato, sul proprio sito, dalla Federazione degli scienziati americani (Fas). E rivela problemi di sicurezza "molto maggiori nel Vecchio Continente di quanto si conoscesse fino ad ora". I siti militari di cui parla l'indagine, ordinata dopo che lo scorso agosto 6 ordigni atomici vennero imbarcati per errore in un B52 che sorvolò tutti gli Stati Uniti, sono quelli in cui sono custodite le testate nucleari. Queste, si trovano in basi europee controllate dagli Usa (come accade per Aviano, in provincia di Pordenone), ma alcune sono custodite in strutture nazionali (Ghedi Torre) dove sono però materialmente controllate da unità specializzate Usa (Munition Support Squadron). Il rapporto dell'Air Force americana, parzialmente declassificato, suscita apprensione. Non c'è nessuna cifra ufficiale, ma in Europa ci sarebbero almeno 350 bombe atomiche americane nelle basi Nato dislocate tra Belgio, Olanda, Turchia, Italia, Gran Bretagna e Germania.Il dipartimento della Difesa americano ha accertato "problemi agli edifici di supporto, alle recinzioni dei depositi, all'illuminazione e ai sistemi di sicurezza". Inoltre, "a guardia delle basi - rivela il rapporto - vengono impiegati soldati di leva con pochi mesi di addestramento". Nel nostro Paese ci sono una novantina di testate nucleari dislocate tra Ghedi di Torre e Aviano. In queste due basi ci sarebbero tre tipi di ordigni chiamati in gergo "B61-3", "B61-4" e "B61-10", con una potenza complessiva pari a 900 la bomba di Hiroshima. Se esplodessero tutte insieme, sarebbero capaci di cancellare metà dell'Italia. L'ispezione condotta di recente in Italia dal comandate dell'aeronautica Usa in Europa, il generale Roger Brady, avrebbe convinto gli americani a smobilitare proprio la base di Ghedi e a trasferire, in futuro, gli ordigni atomici ad Aviano.

lunedì 16 giugno 2008

La storia del Rock: parte 7

The Who è uno storico gruppo musicale rock inglese originario di Londra, considerato uno dei maggiori gruppi rock'n'roll di tutti i tempi. Le prime apparizioni dal vivo degli Who risalgono al 1964, con quella che è considerata la storica line up del gruppo: Pete Townshend (chitarrista e autore della maggior parte delle canzoni), Roger Daltrey (voce), John Entwistle (basso elettrico) e Keith Moon (batteria). Dopo un breve periodo da portabandiera del movimento Mod inglese, gli Who raggiungono il successo nel 1965, con l'uscita dell'album My Generation, il cui omonimo brano si dimostra essere un successo, nonché uno dei pezzi ancor oggi più conosciuti e rappresentativi della band.
In A Quick One, pubblicato nel 1966, è possibile notare il progredire della ricerca musicale di Townshend verso la realizzazione di un' opera rock a carattere teatrale, che si concretizzerà poi in Tommy (1969) e nella più matura Quadrophenia (1973), nel cui film associato si fece notare un giovanissimo Sting. Del 1978 è anche un documentario sulla storia del gruppo dal titolo The Kids Are Alright (in Italia Uragano Who).
Tra i principali protagonisti della Swinging London, l'influenza della loro musica si può notare nei contemporanei Beatles e Rolling Stones, un'onda lunga che va dai Led Zeppelin ai Sex Pistols, dagli U2 agli Oasis passando per i Pearl Jam.

La grande musica

Per tutti coloro che vogliono ascoltare le più belle canzoni rock, che ci sono state regalate nel corso degli anni da grandi artisti, ho reso disponibile il mio canale personale di youtube, che ne raccoglie già molte, ma il loro numero aumenterà sempre di più....
Potete facilmente raggiungerlo dalla homepage del blog, lo troverete tra i siti utili. Spero che questa nuova aggiunta sia a voi gradita, e anche se non lo fosse andrà bene lo stesso...
Mi auguro che queste fantastiche melodie vi regalino molte emozioni, come le hanno regalate a me....Che il ROCK sia con voi!!!

Il vento? Energia pulita che avanza ma l'Italia deve sfruttarla di più

L'eolico avanza. Nel mondo, in Europa e in Italia aumenta l'energia pulita prodotta con la forza del vento e, parallelamente, le bollette si fanno un po' più leggere e si intacca meno il "serbatoio" del petrolio: nel 2007 un risparmio di 17 milioni di barili solo nel nostro Paese, secondo i dati dell'Anev, l'Associazione nazionale energia del vento che raggruppa i produttori e gli operatori dell'eolico. Ma non basta, il settore potrebbe dare di più. E' per questo che è stato istituito il "Wind Day", la Giornata europea del vento, che si celebra domani, 15 giugno, in oltre venti Stati europei, tra cui il nostro. L'energia eolica è la fonte rinnovabile che cresce più rapidamente in termini di capacità installata. L'anno scorso è aumentata del 18% in Europa, del 28% in Italia e, a livello globale, il 2007 ha segnato uno storico sorpasso: dal punto di vista dei nuovi impianti l'eolico ha battuto il nucleare. "Sfruttare l'energia eolica significa aiutare l'ambiente, ma anche aumentare la sicurezza energetica, ridurre la dipendenza dall'estero e la fluttuazione dei prezzi dell'energia", spiega il segretario generale di Anev, Simone Togni. Senza contare le ricadute positive sull'occupazione: secondo uno studio dell'associazione, entro il 2020 l'eolico porterà a oltre 50 mila nuovi posti di lavoro. "Non si tratta di fantascienza - dice Togni - visto che in Germania, il paese primo nel mondo per l'energia del vento, in 8 anni gli addetti al settore sono cresciuti di 380 mila unità". E' ancora lontana dalla Germania, ma anche l'Italia negli ultimi anni ha fatto passi avanti nel campo dell'energia prodotta dal vento, con 2.943 impianti eolici distribuiti soprattutto nel Centro-Sud, che garantiscono oltre 2.700 megawatt di potenza. Il che copre circa l'1,1% del consumo interno lordo di energia elettrica. Un miglioramento rispetto al passato, ma ancora poco in confronto alla "ventosissima" Danimarca. Infatti, se l'Italia nel 2007 ha prodotto 4,36 terawattora da fonte eolica, pari al consumo di 5 milioni di abitanti lo stato nordico ne ha prodotti 6,6 ma destinati a una popolazione di appena cinque milioni e mezzo di persone. E in questo modo la potenza eolica di Copenhagen è riuscita a garantire il 20% del fabbisogno pubblico. "L'Italia è molto in ritardo rispetto agli altri paesi europei - continua Togni - basta guardare alla Germania che, prima in Europa con oltre 22 mila impianti, ogni anno installa più pale di quante non ne siano state installate da noi in 15 anni". Altro esempio virtuoso che il Belpaese potrebbe seguire è quello dei "cugini" spagnoli. La Spagna nel marzo scorso ha stabilito un record energetico: con l'eolico ha coperto quasi la metà della domanda nazionale di elettricità, il 40,8%. Le regioni che in Italia hanno il maggior numero di impianti sono: La Sardegna che attualmente produce 367 megawatt di potenza in 370 impianti, la Puglia (658 impianti per 685 megawatt), la Sicilia (631 "girandole a vento" e 583 megawatt) e la Campania (606 impianti, 519megawatt).

martedì 10 giugno 2008

Ecomafia: "Campania prima per illegalità ambientale"

Al secondo posto dopo la Campania, nella classifica, c'è la Calabria. Nelle due regioni si concentra il 30% degli illeciti registrati in tutta Italia. Al terzo posto la Puglia, seguita da Lazio e Sicilia. La prima regione del Nord come numero di infrazioni è la Liguria. Alla dimensione globale dell'ecomafia è dedicata un'ampia sezione del rapporto: dall'Italia escono rifiuti verso Hong Kong, la Tunisia, il Pakistan, il Senegal, la Cina, e, invece, entrano dalla Croazia, dalla Serbia, dall'Albania. Il bilancio del 2007 è di 83 reati contro l'ambiente al giorno, oltre 3 reati ogni ora. Gli illeciti accertati dalle forze dell'ordine nel corso del 2007 sono stati oltre 30mila, il 27,3% in più rispetto al 2006; le persone denunciate poco più di 22mila, con un incremento del 9,7%; i sequestri effettuati oltre novemila (+19% rispetto al 2006). Per illegalità nel ciclo dell'immondizia è sempre in testa la Campania. Lo smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, spesso di provenienza extraregionale, si somma alla gestione commissariale di quelli urbani. Un balzo in avanti per il Veneto, al secondo posto (era sesto lo scorso anno) il che conferma lo spostamento verso nord del baricentro di questi traffici, non solo come zona di procacciamento degli scarti industriali smaltiti illegalmente nelle regioni centrali e meridionali d'Italia, ma anche come sito finale. La Puglia si mantiene al terzo posto e il foggiano si conferma una terra dove si scaricano illegalmente, nei terreni agricoli, i rifiuti prodotti dal centro-nord, scorie sempre più spesso spacciate per compost. "Le ecomafie gestiscono nel nostro Paese un vero e proprio sistema eco-criminale, flessibile e diversificato, al quale dobbiamo contrapporne uno legale ed eco-sostenibile - commenta Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - rilanciamo la proposta di introdurre i delitti contro l'ambiente nel Codice penale, per punire chi avvelena l'aria che respiriamo, inquina l'acqua, saccheggia il territorio, minaccia la nostra salute, penalizza le imprese pulite. Esistono proposte di legge condivise e un quadro di riferimento comunitario sostanzialmente definito. Servono la volontà politica e il tempo per farlo, due condizioni che ci auguriamo siano soddisfatte in questa legislatura". Cresce il numero d'infrazioni (7.978, +13% rispetto al 2006), quello delle persone denunciate (10.074) e dei sequestri (2.240). Quanto all'abusivismo edilizio, le stime del Cresme parlano per il 2007 di 28mila case costruite illegalmente contro le 30mila del 2006 e le 32mila del 2005. L'impegno a non promulgare mai più condoni edilizi, insieme a qualche demolizione, ha ridotto la pressione del mattone selvaggio. Sono 225mila gli ettari di boschi e foreste andati in fumo, 18 le persone uccise dalle fiamme, 7 milioni e mezzo le tonnellate di Co2 rilasciate nell'aria: questo il bilancio degli oltre 10mila incendi dell'estate 2007 nel nostro Paese, quasi sempre di natura dolosa.

white rabbit

Pronti per il viaggio?

lunedì 2 giugno 2008

Sono a rischio 400 milioni di persone

Le bombe a grappolo, progettate in origine dai tedeschi e usate per la prima volta durante i blitz contro l'Inghilterra, hanno una storia lunga quanto insanguinata: oggigiorno, infatti, ci sarebbero circa 400 milioni di persone, disseminate su 25 paesi, specialmente bambini, a rischio per le conseguenze dei bombardamenti.Le bombe a grappolo - «cluster bomb», in inglese, messe al bando dai 109 paesi presenti alla Conferenza Internazionale di Dublino - sono infatti ordigni che, prima di toccare terra, rilasciano decine di mini-ordigni che in teoria dovrebbero esplodere all'impatto con il suolo, ma che in pratica restano in agguato sul terreno pronti ad uccidere al minimo contatto anche a distanza di anni. Il tipo impiegato dai tedeschi durante la Seconda Guerra, la temibile «bomba farfalla», fece la sua ultima vittima nel novembre del 1956, ben 11 anni dopo la fine del conflitto. Gli inglesi pensarono bene di tenere segreto il loro effetto, tanto era letale, per non incoraggiare i tedeschi ad usarle. Ciononostante, le bombe a grappolo vennero in seguito sviluppate indipendentemente da Stati Uniti, Russia e Italia, e vennero usate 'dovunque nel mondo. Secondo i dati forniti dalla ong belga «Handicap International» - autrice di un puntuale studio sugli effetti delle «cluster bomb» - il numero minimo di bombe a grappolo scaricate dal 1965 a oggi, calcolato sulla base di dati certi reperiti in soli 9 Paesi, ammonta a 440 milioni di pezzi. Sempre secondo HI, il 98% delle vittime delle bombe a grappolo sono civili, il 76.8% dei quali sono maschi, dal reddito modestissimo e spesso sotto i 18 anni. Nel Libano del Sud, ad esempio, quasi il 90% della terra usata per la pastorizia e l'agricoltura è oggi contaminata dalle bombe a grappolo inesplose lanciate dalle forze armate israeliane durante la guerra dell'estate 2006, altrettanto pericolose quanto le mini anti-uomo.Le vittime accertate, in tempo di pace, sono 13,306, «sebbene - sottolinea il rapporto HI - il 96% degli incidenti abbia luogo in regioni del mondo dove la collezione dei dati è incerta, circostanza che fa certamente aumentare il numero delle vittime». «Se mettiamo insieme coloro che sono caduti durante gli attacchi a quelli che sono stati colpiti a causa delle contaminazioni», ha detto Marc Joolen, direttore di Handicap International, «il panorama che si ottiene è di una desolante devastazione umana». Anche perché, secondo quanto osservato da HI, spesso e volentieri le bombe a grappolo vengono usate in prossimità di obbiettivi civili, sostituendo l'uso delle truppe di terra - così la NATO in Kosovo. I paesi maggiormente colpiti dal fenomeno sono: Afghanistan, Albania, Arabia Saudita, Bosnia e Herzegovina, Cambogia, Ciad, Cecenia, Croazia, Eritrea, Etiopia, Iraq, Israele, Kosovo, Kuwait, Laos, Libano, Montenegro, Nagorno-Karabakh (Azerbaijan), Serbia, Sierra Leone, Sudan, Siria, Tajikistan, Vietnam e Sahara Occidentale (Marocco).

Il mondo dice no alle cluster bomb

E' una firma storica quella che a Dublino i rappresentanti di 109 nazioni hanno posto sotto al trattato per la messa la bando delle «cluster bomb», le cosiddette «bombe a grappolo» che dividendosi in centinaia di ordigni minori al momento dell'esplosione rischiano di causare - e peraltro già causano, visto che sono state fino ad oggi ampiamente utilizzate - migliaia di vittime innocenti. Le piccole bombe sparpagliate da ognuno di questi ordigni restano infatti spesso inesplose e restando nel terreno rischiano poi di colpire, anche a distanza di anni, soprattutto la popolazione civile.Nella capitale irlandese l'accordo è stato raggiunto con molta difficoltà, soprattutto perché al provvedimento manca l'avallo degli Stati Uniti. La svolta è arrivata invece con l'adesione dell'alleato storico di Washington, la Gran Bretagna, che dopo un iniziale parere contrario ha deciso di passare nel novero dei sostenitori della messa al bando. I Paesi firmatari avranno otto anni di tempo per smettere di costruire, stoccare, commercializzare gli ordigni, e per distruggere gli arsenali. Nel documento si prevedono anche misure di assistenza per le vittime civili, che a migliaia ogni anno vengono ferite o uccise dalle bombe a grappolo disseminate dai conflitti. Tuttavia, in determinate circostanze, i paesi che aderiscono al trattato potranno svolgere operazioni internazionali accanto a paesi che non hanno partecipato al negoziato, una deroga sgradita agli attivisti anti-bombe.Tra coloro che terranno i proprio arsenali, e che non hanno partecipato al summit di Dublino, ci sono i già citati Stati Uniti, Israele, la Cina, la Russia, l'India e il Pakistan. Resta però la speranza che la moral suasion che potrà esercitare l'adesione proclamata a gran voce della gran parte delle nazioni del mondo, possa indurre anche questi Paesi a fare sempre meno ricorso agli ordigni a frammentazione. Gli Stati Uniti hanno reagito all'accordo internazionale raggiunto a Dublino sul bando delle bombe a grappolo ribadendo di considerare questo tipo di arma «essenziale per le truppe Usa e per la loro sicurezza». Gli Stati Uniti, che non hanno aderito all'accordo, sono tra i maggiori produttori e utilizzatori di bombe a grappolo insieme a paesi come Israele, Russia, Cina, India e Pakistan. «I nostri comandanti militari sono convinti che questo tipo di arma sia assolutamente critico ed essenziale alle nostre truppe per portare a termine le missioni a loro affidate in modo sicuro e appropriato», ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Tom Casey.

venerdì 16 maggio 2008

The Beatles - Tomorrow Never Knows

Lasciatevi trasportare da questa melodia psichedelica...

giovedì 15 maggio 2008

Rai, Agcom apre un'istruttoria Per dichiarazioni Travaglio su Schifani

L'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ha deciso a maggioranza di aprire un'istruttoria nei confronti della Rai per le trasmissioni "Annozero" del primo maggio e "Che tempo che fa" del 10 maggio. Al centro, in quest'ultimo caso, le dichiarazioni di Marco Travaglio relative al presidente del Senato, Renato Schifani. L'esponente del Pdl aveva dato mandato ai suoi avvocati di agire giudizialmente nei confronti del giornalista.
L'Agcom in una nota ha precisato che vengono contestate "alla Concessionaria pubblica la presunta violazione dell'articolo 4 (diritti fondamentali della persona) e dell'articolo 48 (compiti del servizio pubblico) del Testo unico della radiotelevisione". I procedimenti così aperti "si svolgeranno nel rispetto delle garanzie procedurali previsti dalla legge e dai regolamenti dell'Autorità", conclude la nota.
Cosa ne pensate di questa vicenda?

La Croce Rossa: «In Birmania i morti potrebbero essere 127mila»

Il ciclone Nargis, che ha devastato la Birmania il 2 e 3 maggio scorso, secondo le stime effettuate dalla Croce Rossa potrebbe aver causato un numero di vittime che oscilla tra un mininimo di 68mila a un massimo di oltre 127mila. Il rapporto sottolinea anche che le cifre ufficiali diffuse dalla giunta militare restano molto basse: 34.273 vittime e 27.838 dispersi, che sono ancora lontane dal tragico bilancio reale del ciclone. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki moon, ha nel frattempo annunciato terrà una riunione con i rappresentanti di diversi paesi per discutere una strategia tesa a far arrivare in modo efficace gli aiuti umanitari internazionali alle vittime del ciclone Nargis in Birmania. "Ho invitato per questo pomeriggio alcuni ambasciatori, dei rappresentanti degli Stati membri, per discutere tutte le opzioni possibili su come procedere da subito con gli aiuti", ha dichiarato Ban ai giornalisti.

sabato 3 maggio 2008

Ecco i redditi 2005 dei politici: Berlusconi il più ricco, Prodi il più povero

Ecco le dichiarazioni dei redditi di deputati e senatori. Berlusconi mantiene la posizione di leader più ricco, Prodi è il più povero.
La classifica:
Silvio Berlusconi 28.033.122
Francesco Nucara 289.255
Pier Ferdinando Casini 214.787
Gianfranco Fini 200.677
Roberto Maroni 195.701
Lorenzo Cesa 192.453
Antonio Di Pietro 187.716
Fausto Bertinotti 187.650
Massimo D'Alema 174.078
Alfonso Pecoraro Scanio 168.780
Oliviero Diliberto 138.437
Piero Fassino 135.104
Enrico Boselli 134.040
Francesco Rutelli 132.500
Franco Giordano 129.569
Romano Prodi 89.514

giovedì 1 maggio 2008

1° maggio, Concerto per la sicurezza sul lavoro

Il Concertone del primo maggio come occasione per raccogliere fondi per la sicurezza sul lavoro. Mentre in tutta Italia la festa del lavoro si celebra nelle varie piazze, a Roma si rinnova la tradizionale kermesse musicale organizzata da Cgil Cisl e Uil in piazza San Giovanni. La manifestazione, condotta dall'attore Claudio Santamaria, quest'anno è dedicata alla tragedia delle morti bianche ma anche alle canzoni del '68 e ad Adriano Celentano per i suoi 70 anni. Sarà proprio una hit del Molleggiato, 'Prisencolinesinainciusol', eseguita da Enzo Avitabile e Manu Dibango, ad aprire alle 16 la lunga maratona musicale. Affidata a Santamaria, alla sua 'prima volta' in veste di conduttore e musicista, l'omaggio al '68. L'attore si esibirà sul palco accanto a Federico Zampaglione, proponendo una versione inedita di ‘While my guitar weeps’, brano storico dei Beatles. Una sorpresa arriverà per i fans di Bruce Springsteen alla chiusura della prima parte della manifestazione. Il 'Boss' ha scelto infatti proprio la kermesse del Primo Maggio per trasmettere in anteprima esclusiva il suo nuovo video 'Long walk home'.Tra i contributi quello di Piero Pelù (primo 'big' ad esibirsi nel pomeriggio) con ‘Revolution’; Bisca e Enrico Capuano con ‘Bella Ciao’; Baustelle e Irene Grandi con ‘L'albero di 30 piani’ e Tricarico con ‘La situazione non è buona’, il brano che il giovane autore ha scritto per l'ultimo album di Celentano. Quindi i contributi di Max Gazzé la cui performance sarà aperta dal brano ‘Il solito sesso’, uno dei più trasmessi dalle radio dopo la presentazione a Sanremo. E ancora Caparezza, il brasiliano Jorge Ben, Ascanio Celestini, L'Aura, The Niro, Linea 77 e La Scelta.In scaletta alle 20, l'apertura affidata alla All Star Jazz Band guidata da Stefano di Battista, che eseguirà una delle ultime canzoni di De André, ‘Ho visto Nina volare’, utilizzando la voce originale dell'autore. Quindi virata rock con Elio e le Storie Tese in ‘Whole Lotta Love’ dei Led Zeppelin. Performance inedita, quindi, con gli Afterhours cui si uniranno ai Subsonica in un brano dei ‘Buffalo Springfield’. In chiusura i Marlene Kuntz che, con Claudio Santamaria, eseguiranno ‘Impressioni di Settembre’ della Pfm. Intimorita dall'incontro con la grande folla del primo maggio, anche Sabrina Impacciatore, una delle attrici che, insieme a Claudia Gerini e Pierfrancesco Favino, affiancherà Claudio Santamaria nella conduzione del concertone: "Non dormo da tre notti perché sono terrorizzata –ha spiegato l'attrice, occhiali scuri e volto visibilmente emozionato- non so ancora neanche come mi vestirò".Per questa edizione, la prima con un sindaco, Gianni Alemanno, di centrodestra, un fronte-palco di circa novanta metri contornato da un sistema di illuminazione grafica farà da sfondo a un evento che, secondo gli organizzatori, si preannuncia più suggestivo del solito. Grazie anche alle riprese, quest'anno per la prima volta in alta definizione, che i sindacati vorrebbero trasformare in un DVD i cui proventi confluiranno nella raccolta fondi sulle morti bianche. Dieci le telecamere che permetteranno ai telespettatori di seguire il concerto anche da casa, in diretta dalle 15.15 su Raitre. La 'Fly Camera' permetterà inoltre di vedere i cantanti più da vicino entrando direttamente all'interno del palco.

domenica 27 aprile 2008

Il conflitto in Uganda

PARTI IN CONFLITTO
1986-Oggi: nel nord del Paese i guerriglieri dell'Esercito di Resistenza del Signore (Lra), capeggiati dal fondamentalista cristiano Joseph Kony e negli anni scorso appoggiati dal Sudan, combattono una ventennale guerra civile contro il governo ugandese.
VITTIME
Si calcola che oltre 20 mila persone siano rimaste uccise in 20 anni di conflitto. Si calcola inoltre che siano 25 mila i bambini forzatamente arruolati da parte dei guerriglieri dell’Lra, mentre i profughi nell’area sono oltre 1.700.000.

RISORSE CONTESE
Non sono chiare le ragioni che hanno spinto la formazione di Joseph Kony a prendere le armi. Il Lra sostiene infatti di combattere per assicurare maggiori diritti alla popolazione Acholi, che abita i distretti settentrionali del paese, ma finora le peggiori atrocità compiute dai ribelli hanno avuto come bersaglio proprio gli Acholi.

FORNITURE ARMAMENTI
Il governo riceve armi da Stati Uniti, Sudafrica, Cina, Russia, Bulgaria, Polonia; i guerriglieri dell'Lra (fino al 2005) dal Sudan.
SITUAZIONE ATTUALE
I ribelli compiono continue scorribande nei villaggi, bruciando case, massacrando civili e sequestrando bambini, che diventano a loro volta miliziani coatti. Le offensive condotte dall'esercito tra la fine del 2004 e il 2005 e l'arresto di alcuni dei più importanti capi ribelli hanno però indebolito notevolmente l'Lra. Inoltre, la pace siglata in Sudan tra governo centrale e guerriglieri del Spla (Sudan People's Liberation Army) ha portato le autorità di Khartoum a interrompere le forniture e il sostegno ai ribelli ugandesi. Il momento difficile che vive il Lra è testimoniato anche dalla riduzione dei raid contro i civili. Si stima che i ribelli possano contare al momento su poche centinaia di uomini, 300 dei quali sono sconfinati in Congo nell'ottobre 2005 per sfuggire agli attacchi dell'esercito ugandese.
Le trattative di pace sono riprese a luglio 2006, in conseguenza degli sforzi di mediazione sudanesi. Il governo ugandese ha offerto un'amnistia al leader ribelle Joseph Kony per favorire il raggiungimento di un accordo, ma al momento Kony non sembra intenzionato a recarsi a Juba, nel Sudan meridionale, per incontrare la delegazione governativa. A complicare le trattative ci sono anche i mandati di cattura spiccati dalla Corte Penale Internazionale dell'Aja contro quattro alti ufficiali dei ribelli, Kony compreso. Il Lra chiede che i procedimenti giudiziari vengano bloccati, ma il governo ugandese non ha l'autorità per garantirlo. In queste condizioni non è chiaro se le trattative avranno un esito positivo, anche perché in passato i ribelli hanno più volte sfruttato le tregue per rinserrare i ranghi e riprendere con maggior vigore la lotta armata.

giovedì 24 aprile 2008

Waterboarding, video denuncia in Rete

L'acqua che scende dall'alto è limpida. Un fiotto compatto. Inesorabile. Entra nella gola, stimola la faringe e il prigioniero ha la netta sensazione di annegare. A questo punto, non gli resta che implorare pietà. «Il terrore di morire - spiegano gli esperti - porta quasi immediatamente a chiedere che il trattamento abbia termine». Si chiama «waterboarding» (o annegamento simulato) ed è una delle tecniche più dure utilizzate negli interrogatori contro i presunti terroristi di Al Qaeda. Adesso, «quello che la Cia non vuol far vedere», è sul web: un video choc realizzato da Amnesty International che racconta in pochi secondi quello che accade in certe prigioni americane.Nei giorni scorsi George W. Bush ha ammesso di essere a conoscenza dell' utilizzo di queste pratiche . «Lo abbiamo fatto per proteggere il popolo americano» ha spiegato il presidente Usa. Ma le sue affermazioni hanno provocato una serie di reazioni e di polemiche. Tra queste, la dura presa di posizione di Amnesty. Per sensibilizzare l'opinione pubblica, e soprattutto l'amministrazione Usa, l'organizzazione internazionale ha pubblicato su internet una serie di video nell'ambito della campagna «Unsuscribe-me» contro le violazioni dei diritti umani nella «guerra al terrore». L'ultimo è quello sul «waterboarding». «La minaccia del terrorismo è reale -si legge sul sito internet dell'iniziativa - ma calpestare i diritti umani e abbandonare i nostri valori non è la risposta giusta». Malcom Nance, che a lungo ha insegnato agli uomini della sicurezza americana a resistere agli interrogatori in cui veniva usato il «waterboarding», chiede la fine immediata di questa pratica. «Mi vergogno per il fatto che il presidente Bush abbia autorizzato il suo uso e abbia così gettato nel fango la reputazione degli Stati Uniti», ha dichiarato. Il presidente statunitense è stato molto criticato anche per aver respinto una proposta parlamentare finalizzata a mettere fuori legge questo tipo di interrogatorio. «Il nostro film mostra ciò che la Cia non vuol far vedere - spiega Kate Allen, direttrice di Amnesty International in Gran Bretagna - vale a dire la disgustosa realtà degli annegamenti simulati».

martedì 22 aprile 2008

Earth Day, uniti per salvare la Terra

Oggi si festeggia la Giornata Mondiale della Terra, Earth Day, la ricorrenza fu suggerita per la prima volta dal giornalista americano John McConnel e, nel 1970 Gerald Ford, allora membro della Camera dei Deputati proclamò la Giornata della Terra, come una festività. Giunta alla sua 38ma edizione sarà celebrata in 174 paesi del mondo e quest’anno l’iniziativa si svolgerà con particolare attenzione alla componente ambientale, perché a preoccupare sono il 70% circa dei grandi ghiacciai che si stanno sciogliendo, l’innalzamento di oltre un metro del livello dei mari previsto dagli scienziati dell’Intergovernemental Panel on Climate Ch’ange (IPCC), l’incremento delle precipitazioni nell’emisfero Nord e l’aumento della siccità nei paesi del sud del mondo. Per non parlare delle risorse alimentari oggi già compromesse da politiche che favoriscono la coltivazione di biocombustibili che rubano terra al grano e al riso. Per usare le parole di Barry Commoner, la Giornata Mondiale della Terra è, in qualche modo, il giorno in cui l’uomo fa pace con il pianeta su cui vive.In Italia, per l’occasione, Wwf e Greenpeace hanno lanciato uno spot prodotto da Mediaset, dal titolo «Concentra l’energia in gesti intelligenti», in onda a partire da oggi e fino a sabato 26 aprile. Lo spot mostra come, attraverso semplici abitudini quotidiane, si possa ridurre il consumo globale delle risorse, mettendo in particolare rilievo i piccoli gesti domestici che possono fare la differenza: spegnere la luce quando si esce da una stanza; non lasciare rubinetti aperti; preferire la doccia al bagno per risparmiare fino a 100 litri d’acqua; non bollire l’acqua più del necessario; non lasciare elettrodomestici in stand-by; preferire lavaggi a pieno carico.

sabato 19 aprile 2008

Non usa Internet il 40% degli europei

Sebbene ospiti alcuni dei paesi in cui la diffusione di internet è maggiore, ossia Olanda, Danimarca e Finlandia, l'Europa ha ancora il 40% dei suoi cittadini che non usa la rete. È quanto ha reso noto oggi la Commissione europea, spiegando che 250 milioni di cittadini usano internet e che l'80% dispone di una connessione a banda larga. L'Italia è tra i paesi con la percentuale di utenti regolari più bassa, ossia circa il 32%, dopo la Grecia, che ha il 28%, e prima di Cipro, che ha il 35%. Tuttavia l'utilizzo della banda larga nelle scuole è appena inferiore al 79% e comunque superiore alla media europea. L'uso della banda larga da parte dei medici di base è al di sotto del 50%, appena in linea con la media, mentre resta al di sotto della media la penetrazione della banda larga, al 17% circa, contro il 20% Ue. «È particolarmente positivo che il 77% delle imprese europee, il 67% delle scuole e il 48% dei medici possano avvalersi di connessioni di ultima generazione», ha commentato il commissario europeo per i Media e la Società dell'informazione, Viviane Reding, aggiungendo: «Tuttavia, alcune parti dell'Ue sono ancora indietro e non sono pienamente connesse. Tutti i paesi dell'Unione devono quindi lavorare per di più per colmare i divari, per migliorare la comunicazione transfrontaliera e per raggiungere le zone rurali e remote».

venerdì 18 aprile 2008

Generazione alcol, cresce il consumo fra i giovanissimi e non solo

È una vera e propria "generazione alcol" quella che sta crescendo nel nostro paese, costituita da adolescenti, anche giovanissimi, che già tra i 13 e i 15 anni cercano lo sballo del sabato sera, consumando dai due ai quattro drink in discoteca. Il bicchiere è diventato uno strumento di socializzazione, cui i giovani rinuncerebbero solo per un grosso premio o la partecipazione a un reality show in tv. Ma l’eccesso di alcol sta crescendo in maniera preoccupante anche nella terza età e nelle donne con alto grado di istruzione. A scattare la fotografia sono due rapporti presentati dall’Istituto superiore di sanità e dall’Istat, in occasione dell’Alcol prevention day. Dalla ricerca effettuata dall’Iss nelle discoteche attraverso il progetto "Il Pilota", emerge che il 74% dei giovani e il 67% dei 13-15 enni, dunque al di sotto dell’età legale, eccede nel bere, consumando frequentemente da due a quattro drink in una serata. Generalmente si beve il sabato sera, anche se non non manca chi lo fa durante la settimana. La media è di 4 bicchieri a serata, tra breezer, birra e superalcolici per i maschi, e di tre bicchieri per le ragazze. In particolare il 35,7% dei giovani consuma 1-2 bicchieri, il 27,8% da 3 a 5 bicchieri, e il 20% più di 6 bicchieri. Il picco di prevalenza dei consumatori a rischio si verifica tra i 19 e i 24 anni, per poi diminuire dopo i 25 anni in entrambi i sessi. Non sono certo il senso di responsabilità o la paura dei controlli della polizia che possono convincere i ragazzi che frequentano le discoteche a non bere per l’intera serata. Le motivazioni indicate dai ragazzi e raccolte dal rapporto dell’Iss sono ben più sorprendenti. Il 74% ha indicato infatti un premio importante per chi rimane astemio, il 70% la partecipazione a un programma televisivo o a un reality show, il 58% la responsabilità di portare a casa gli amici, il 44% la pressione del partner e degli amici, il 31% il divieto di servire alcolici all’interno dei locali notturni, il 23% i controlli della polizia, il 18% niente e il 14% una campagna pubblicitaria. L’abuso di alcol aumenta anche tra gli anziani: più di 3 milioni di over 65enni sono a rischio per questo motivo, in particolare gli uomini (52,8%) rispetto alle donne (17,5%). Il progetto Iprea, condotto dall’Istituto superiore di sanità (Iss) in 12 regioni italiane, ha rilevato la presenza di alcuni fattori che predispongono a bere di più, diversi per sesso. Negli uomini il rischio è maggiore tra coloro che dicono di sentirsi bene, i fumatori, chi ha svolto un lavoro manuale, chi è obeso e chi vive nelle regioni del nord. Nelle donne, invece, ad aumentare il rischio è soprattutto la convivenza con il coniuge, di cui si assumono le abitudini. Più sono istruite, e più bevono. È quello che succede tra le donne, dove con l’aumentare del titolo di studio, aumenta la tendenza al consumo di alcol. Tra le laureate le consumatrici sono il 73,7%, contro il 43% di quelle con al massimo la licenza elementare. È quanto emerge dal rapporto presentato dall’Istat. I maggiori consumatori rimangono comunque gli uomini (81%) rispetto alle donne (56,3%).
Articolo tratto da "La stampa"

Sì alle iniezioni letali negli Usa, le esecuzioni possono riprendere

La Corte suprema degli Stati Uniti a grandissima maggioranza ha confermato l'uso delle iniezioni letali per le esecuzioni, bocciando il ricorso contro il cocktail di tre farmaci utilizzato nella maggior parte delle esecuzioni negli ultimi 30 anni. La decisione è stata presa con sette voti a favore e due contrari e permette la ripresa delle esecuzioni capitali negli Usa sospese in attesa della sentenza. La Corte ha respinto il ricorso inoltrato da due condannati a morte del Kentucky, secondo i quali il cocktail utilizzato nelle esecuzioni sarebbe contrario alla Costituzione, che proibisce qualsiasi punizione "inusuale e crudele" per i detenuti. Da sei mesi negli Stati Uniti non si eseguono condanne a morte. E' la sospensione più lunga dal 1982 ed è, inoltre, coincisa con la moratoria universale sulla pena di morte approvata a dicembre dall'Assemblea generale dell'Onu, anche se gli Usa hanno già fatto sapere che non vi si atterranno. L'ultima esecuzione risale al 25 settembre quando un cocktail di veleni fu iniettato nel braccio di Michael Richard, 48 anni, condannato in Texas per aver stuprato e assassinato una giovane donna. Alcune ore prima dell'esecuzione la Corte suprema federale aveva annunciato di voler esaminare la legalità del metodo. I nove giudici di Washington hanno accettato di valutare la richiesta di due detenuti del Kentucky e stabilire esplicitamente se le iniezioni violano o meno la Costituzione. Il mix di veleni somministrato al condannato è formato da tre componenti: un barbiturico che rende il prigioniero incosciente, una sostanza che rilassa i muscoli e paralizza il diaframma, un'ultima che provoca l'arresto cardiaco. L'apparente serenità con cui muore il condannato è stata messa in dubbio da alcuni studi e da casi di detenuti che sono morti in ritardo e in preda ad atroci sofferenze. E' stato questo il caso di Angel Nieves Diaz, al quale nel dicembre 2006, in Florida, sono state somministrate due dosi letali perché la prima iniezione aveva mancato la vena e trapassato i tessuti. Diaz ci ha messo 34 minuti a morire. L'incidente ha avuto un'eco enorme in tutto il mondo fino a indurre la Florida a sospendere le esecuzioni. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha una maggioranza di giudici cattolici, cinque su un totale di nove. Il verdetto, atteso entro giugno, è stato reso pubblico proprio mentre il Papa era alla Casa Bianca, a pochi isolati dal palazzo che ospita il Tribunale dei tribunali Usa. Nuovamente un passo indietro per la dignità umana.

giovedì 17 aprile 2008

Co2, la Cina supera gli Stati Uniti

La Cina ha superato gli Stati Uniti come Paese che produce più emissioni inquinanti nel mondo: la notizia arriva dalla California, dove alcuni ricercatori hanno rilevato che il sorpasso degli Usa da parte del colosso cinese, che gli esperti prevedevano per il 2020 - è già avvenuto nel 2006. Lo studio, realizzato dai professori di economia Maximilian Aufhammer (Università di Berkeley) e Richard Carson (Università di San Diego), sarà pubblicato il mese prossimo. I ricercatori, monitorando l'uso dei combustibili fossili nelle diverse province cinesi, hanno calcolato un aumento dell'11% delle emissioni di Co2 dal 2004 al 2010, contro le precedenti previsioni che stimavano una crescita tra il 2,5 e il 5%.La previsione californiana è che entro il 2010 «ci sarà un aumento di 600 milioni di tonnellate di emissioni di Co2 in Cina, rispetto ai livelli del 2000». Uno scenario che, secondo i ricercatori «vanificherà la riduzione di 116 milioni di tonnellate di emissioni garantita da tutti i Paesi industrializzati che hanno rispettato il Protocollo di Kyoto».I risultati della ricerca, ha commentato Aufhammer, «vanno oltre le nostre peggiori previsioni e dimostrano che l'obiettivo di ridurre le emissioni inquinanti si fa sempre più difficile da raggiungere».

mercoledì 16 aprile 2008

Risultati elezioni 2008

Senato
IL POPOLO DELLA LIBERTA 38,17%
LEGA NORD 8,96%
MOVIMENTO PER L’AUTONOMIA ALL.PER IL SUD 1,08%

PARTITO DEMOCRATICO 33,7%
DI PIETRO ITALIA DEI VALORI 4,32%
UNIONE DI CENTRO 5,69%

LA SINISTRA L’ARCOBALENO 3,21%

LA DESTRA - FIAMMA TRICOLORE 2,1%

PARTITO SOCIALISTA 0,87%
Camera
IL POPOLO DELLA LIBERTA 37,39%
LEGA NORD 8,3%
MOVIMENTO PER L’AUTONOMIA ALL.PER IL SUD 1,13%

PARTITO DEMOCRATICO 33,17%
DI PIETRO ITALIA DEI VALORI 4,7%

UNIONE DI CENTRO 5,62%

lunedì 14 aprile 2008

Proiezioni Senato, voti in percentuale

PDL 38,9
LEGA 6,5
MPA 1,0
Totale 46,4

PD 32,8
IDV 5,1
Totale 37,9

LA DESTRA-F.T. 2,4
UD CONSUMATORI 0,4
SINISTRA CRITICA 0,4
PARTITO SOCIALISTA 0,7
SINISTRA ARCOBALENO 4,7
UDC 5,7
PCL 0,3
FORZA NUOVA 0,3

Commento
Si allarga ulteriormente al Senato la forbice tra la coalizione di centrodestra e quella di centrosinistra nella terza proiezione consortium sul 62% del campione. Pdl-Lega-Mpa si attestano al 46,4% mentre Pd-Idv al 37,9 per cento. Nel dettaglio il Pdl è dato al 38,9%, la Lega al 6,5%, l’Mpa all’1 per cento. Il Pd arriva al 32,8%, l’Idv al 5,1 per cento. L’Udc è data al 5,7%, la Sinistra l’Arcobaleno al 4,7 per cento. Se le previsioni degli exit poll sulla Camera risultassero confermate dai dati reali, il Partito democratico, con il 33-37% di consensi, risulterebbe il partito più votato in Italia, premiando così il progetto innovativo messo in campo da Walter Veltroni. Ottimo anche il risultato della Lega Nord, accreditata a livello nazionale di un 6-8 per cento di consensi. Sempre secondo gli exit poll elaborati da Consortium per la Rai, al Popolo della Libertà andrebbe il 32-36% di consensi, alla Sinistra Arcobaleno e all’Unione di Centro il 4-6%, alla Destra il 2-4%.

Benzina verde: si può ottenere dagli alberi

È una vera e propria "benzina verde" quella realizzata dai ricercatori dell'università del Massachussets-Ahmerst: secondo lo studio presentato sulla rivista Chemistry & Sustainability, Energy & Materials, è possibile infatti ottenere del vero e proprio carburante (e non del semplice etanolo) a partire da biomasse sostenibili come residui del taglio degli alberi o altri materiali di scarto. Il processo sviluppato dai ricercatori consiste nello scaldare il legno velocemente in presenza di un catalizzatore, raffreddandolo altrettanto rapidamente. Da questo processo, che dura due minuti, si ottiene un liquido che contiene toluene e naftalene, che da soli sono un quarto dei componenti della benzina. Ulteriori reazioni già studiate permettono di ottenere anche tutti gli altri componenti. La lavorazione richiede meno energia di quella per produrre etanolo ed è quindi più sostenibile dal punto di vista ambientale. Se si utilizzassero fonti di cellulosa come i residui dell'agricoltura, gli scarti di lavorazione o cose del genere si supererebbero anche molti dei problemi che ci sono oggi con i biocarburanti tradizionali.

domenica 13 aprile 2008

Berlusconi : odore di santità?

L'unico odore che si sente da qua è odore di mafia e di demenza...

Bush e le «torture»: sapevo tutto

George Bush sapeva che i suoi principali collaboratori discussero nei dettagli e approvarono l’uso della tortura negli interrogatori contro i presunti terroristi di Al Qaeda. Il presidente americano autorizzò gli incontri, che andarono avanti per molti mesi mentre la Cia preparava il programma delle cosiddette «tecniche avanzate», che includeva il waterboarding (dove il sospetto ha la sensazione di annegare) e altri metodi come la privazione del sonno e schiaffeggiamenti a mano aperta. E’ la prima volta che George Bush fa un’esplicita ammissione in proposito. «Lo abbiamo fatto per proteggere il popolo americano. Sapevo che il mio team per la sicurezza discuteva di questo e ho approvato», ha detto il presidente in un’intervista alla rete televisiva Abc dal suo ranch di Crawford, in Texas. L’intervista di Bush è stata immediatamente seguita dalle dichiarazioni di un ex agente dei servizi all’Associated Press, sul coinvolgimento diretto dei vertici della Casa Bianca nell’autorizzazione dell’uso del waterboarding e delle altre tecniche coercitive, che però l’Amministrazione Bush si è sempre rifiutata di definire torture, nonostante la dottrina giuridica internazionale non abbia dubbi in proposito.

Poesie di Baudelaire

CORRISPONDENZE
La Natura è un tempio ove pilastri viventi lasciano
sfuggire a tratti confuse parole; l'uomo vi attraversa
foreste di simboli, che l'osservano con sguardi
familiari.
Come lunghi echi che da lungi si confondono in una
tenebrosa e profonda unità, vasta come la notte e il
chiarore del giorno, profumi, colori e suoni
si rispondono.
Vi sono profumi freschi come carni di bimbo, dolci
come òboi, verdi come prati - altri, corrotti, ricchi e
trionfanti,
che posseggono il respiro delle cose infinite: come
l'ambra, il muschio, il benzoino e l'incenso; e
cantano i moti dell'anima e dei sensi.

sabato 12 aprile 2008

Boom di traffici di cocaina in Europa

Il traffico di cocaina cambia rotta e destinazione, e dagli Stati Uniti "mecca" dei consumi degli anni '90 si trasferisce in Europa. E' qui che nell'ultimo anno i traffici sono aumentati del 30% grazie anche alla complicità del Venezuela, che vede nel mercato europeo una ghiotta occasione per fare profitti, anche a causa dell'apprezzamento dell'euro. Nel 2000 Caracas ha trasferito in Europa, via Africa, 21,8 tonnellate di polverina, e da qui le cifre hanno iniziato a salire. Le 43 tonnellate registrate nel 2006 sono diventate 58,1 nel 2007: una forbice «preoccupante» ha commentato John Walters, coordinatore americano per la lotta alla droga in visita a Bruxelles per mettere in guardia i vertici comunitari. Le cause del cambiamento sono molteplici, ha spiegato Walters, e una di queste è il galoppante apprezzamento dell'euro rispetto al dollaro, che rende il mercato europeo più redditizio agli occhi dei trafficanti sudamericani, che trovano interessante anche il cambio della valuta. La seconda ragione è poi la maggiore presenza delle Farcas colombiane in Venezuela: «sono ormai delle pure organizzazioni di traffico di droga» ha spiegato il numero uno dell'ufficio della politica nazionale Usa del controllo delle droghe. «Siamo molto preoccupati», ha spiegato, anche perché l'Europa sembra essere un mercato in pieno sviluppo.

venerdì 11 aprile 2008

Led Zeppelin - Stairway to Heaven

Una delle più belle canzoni dei Led Zeppelin.Chiudete gli occhi e lasciatevi trasportare da questa fantastica melodia...

In Sicilia rischio di desertificazione per il 70% del territorio

Metà della Sicilia potrebbe diventare un deserto: il 43,22% del territorio dell’Isola presenta infatti un rischio «molto elevato» di desertificazione, il 30,79% è a rischio elevato, e solo lo 0,25% mostra un rischio basso. Le zone più sensibili sono quelle interne e in particolare Enna, Caltanissetta e Trapani. I dati sono stati diffusi durante un seminario a Palermo nella sede di Confindustria Sicilia nell’ambito di «Priamo», progetto comunitario che punta sulla maggiore conoscenza delle criticità geologiche del territorio siciliano. Fra le causa naturali ci sono le caratteristiche geologiche e podologiche della Sicilia, la copertura vegetale, i cambiamenti climatici e gli eventi estremi come la siccità e le alluvioni. A questo si potrebbe porre rimedio se l’attività antropica fosse finalizzata a ridurre questi fenomeni. Purtroppo, invece, ad aumentare il rischio di desertificazione di una parte così ampia dell’isola (complessivamente si parla di oltre il 70% della Sicilia), c’è proprio l’intervento dell’uomo: la deforestazione, l’abbandono delle aree marginali e la concentrazione delle attività produttive nelle zone costiere, gli incendi, l’errato utilizzo delle risorse idriche, la salinizzazione e l’utilizzo di pratiche agricole non sostenibili o un uso massiccio di fertilizzanti.

Eurispes: più morti negli incidenti sul lavoro che nella Guerra del Golfo

La piaga degli incidenti sul lavoro in Italia ha causato più morti della seconda Guerra del Golfo. Lo studio dell'Eurispes «Infortuni sul lavoro: peggio di una guerra», ha calcolato come dall'aprile 2003 all'aprile 2007 i militari della coalizione che hanno perso la vita sono stati 3.520, mentre, dal 2003 al 2006, nel nostro Paese i morti sul lavoro sono stati ben 5.252. Un incidente ogni 15 lavoratori, un morto ogni 8.100 addetti: queste le cifre del fenomeno secondo l'Eurispes. Infortuni che costano ogni anno alla comunità 50 miliardi di euro. Elaborando i dati Inail, l'Eurispes ha messo in evidenza che ogni anno dal Nord al Sud muoiono in media 1.376 persone per infortuni sul lavoro. L'edilizia si conferma come settore ad alto rischio, visto che poco meno del 70% dei lavoratori (circa 850) perdono la vita per cadute dall'alto di impalcature. Fra le cause seguono il ribaltamento del trattore in agricoltura e gli incidenti stradali nel trasporto merci per le eccessive ore trascorse alla guida. L'età media di chi perde la vita sul lavoro è di circa 37 anni. Ogni incidente, dunque, visto che la vita media è di 79,12 anni, comporta una perdita di vita pari a 42 anni. In pericolo più gli uomini delle donne: le donne infortunate sono in media il 25,75% e i decessi si attestano su un valore medio del 7,7 per cento. La percentuale media delle denunce per infortunio tra i lavoratori immigrati è dell'11,71%, mentre quella dei decessi è del 12,03%: una sostanziale uguaglianza anomala, dato che per i lavoratori italiani la percentuale degli incidenti è di gran lunga superiore a quella dei morti. La provincia con il maggiore tasso di incidenti (anno 2005) è Taranto (11,33), seguita da Gorizia e Ragusa. La Regione con più incidenti mortali in assoluto (anno 2003) è invece la Lombardia, seguita dall'Emilia Romagna.

mercoledì 9 aprile 2008

Aria di cambiamenti

Con l'arrivo della nuova stagione ho deciso di rinnova il look del mio blog, cercando di migliorarlo ancora di più.Naturalmente le tematiche trattate e le questioni poste alla vostra attenzione saranno sempre le stesse, cambierà solamente l'impatto visivo.Mi auguro che questa innovazione sia da voi gradita...Spero che continuerete a seguirmi in molti,come fino ad ora avete fatto, naturalmente cercherò come sempre di fornirvi interessanti notizie e spunti di riflessione, perché il mondo continua a girare e noi ne dobbiamo tenere il passo!

La lista nera

Questa settimana, in tutti i Paesi in guerra, sono morte almeno 1232 persone.

Iraq
Questa settimana sono morte almeno 800 persone Dall'inizio dell'anno i morti sono almeno 4364

Israele e Palestina
Questa settimana sono morte almeno 6 persone Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 247

Sri Lanka
Questa settimana sono morte almeno 182 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 2.536
Afghanistan
Questa settimana sono morte almeno 74 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 973
India Nordest
Questa settimana sono morte almeno 13 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 238
Pakistan talebani
Questa settimana sono morte almeno 16 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 1.040
India-Kashmir
Questa settimana sono morte almeno 9 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 131
Nord Caucaso
Questa settimana sono morte almeno 7 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 131
Thailandia del Sud
Questa settimana sono morte almeno 9 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 112
Nepal
Questa settimana sono morte almeno 4 persone
dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 24
India Naxaliti
Questa settimana sono morte almeno 15 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 186
Pakistan Balucistan
Questa settimana sono morte almeno 8 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 39
Nigeria
Questa settimana sono morte 9 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 18
Somalia
Questa settimana sono morte 18 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 255
Sudan (Darfur)
Questa settimana sono morte 20 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 347
Niger
Questa settimana sono morte 15 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 23
Turchia
Questa settimana sono morte 19 persone
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 135
Colombia
Questa settimana è morta almeno 1 persona
Dall'inizio dell'anno i morti sono stati almeno 60

Dati forniti da peace reporter.

Il conflitto in Birmania

PARTI IN CONFLITTO
1948-OGGI: il conflitto vede il governo militare del paese contro diversi movimenti armati separatisti: tra questi quelli che combattono attivamente sono l’Unione Nazionale Karen (KNU), l’Esercito dello Stato di Shan (SSA) e il Partito Progressista Nazionale Karenni (KNPP). Differentemente hanno firmato un cessate il fuoco col governo l’Organizzazione per l’Indipendenza Kachin (KIO), l’Esercito di Stato Unito Wa (UWSA), l’Alleanza Nazionale Democratica del Myanmar e la Lega Nazionale per la Democrazia (NDL). Le minoranze etniche nel Myanmar sono oltre 35. Il paese è guidato dal 1948, anno dell’indipendenza dalla Gran Bretagna, da una giunta militare che reprime le libertà fondamentali della popolazione e deporta i civili di origine diversa da quella birmana.

VITTIME
Il divieto d’accesso nelle zone di conflitto, note anche come “black area”, rende impossibile determinare con certezza il numero delle vittime. Si stima, comunque, che siano almeno 30 mila i morti tra la sola popolazione Karen dall’inizio del conflitto.

RISORSE CONTESE
Il Myanmar è il secondo produttore di oppio al mondo dopo l’Afghanistan, con più di 60 mila ettari di piantagioni di papavero.

FORNITURA ARMAMENTI
La Cina, insieme a Singapore, ha venduto armi al regime militare al governo, ma negli ultimi anni ha iniziato a temere le connessioni tra i cartelli criminali birmani e le mafie cinesi. Negli ultimi mesi i signori della guerra e della droga avrebbero ripiegato aprendo una rete clandestina di trasporto d’armi dalla Russia e dall’Europa Orientale. Il governo militare accusa la Thailandia di sostenere i gruppi ribelli. Tutte le parti in lotta si finanziano con i proventi della vendita di eroina.

martedì 8 aprile 2008

La piaga della guerra

Oggi si spara, e si muore, in Palestina, Iraq, Afghanistan, Kurdistan, Cecenia, Georgia, Algeria, Ciad, Darfur, Costa d’Avorio, Nigeria, Somalia, Uganda, Burundi, Congo (R.D.), Angola, Pakistan, Kashmir, India, Sri Lanka, Nepal, Birmania, Indonesia, Filippine, Colombia. E non solo. Questi conflitti sono costati la vita, finora, a più di cinque milioni e mezzo di persone. Se si aggiungono le guerre conclusesi negli ultimi cinque anni (Sierra Leone, Liberia, Sud Sudan, Congo Brazzaville, Eritrea-Etiopia, Casamance) il bilancio delle vittime sale a sette milioni e settecentomila morti.

Il mondo in guerra

Nel mondo sono in corso 27 conflitti. Il quadro della situazione all'inizio del 2008
Medio Oriente
1. Iraq 125.000 morti dal 2003
2. Israele-Palestina 6.000 morti dal 2000
3. Turchia (Kurdistan) 40.600 morti dal 1984

Asia
4. Afghanistan 32.000 morti dal 2001
5. Pakistan (Waziristan) 6.300 dal 2004
6. Pakistan (Balucistan) 1.000 morti dal 2004
7. Sri Lanka 72.000 morti dal 1983
8. India (Kashmir) 65.000 morti dal 1989
9. India (Naxaliti) 6.600 morti dal 1980
10. India (Nordest) 51.000 morti dal 1979
11. Birmania (Karen) 30.000 morti dal 1948
12. Thailandia 2.800 morti dal 2004
13. Filippine (Mindanao) 70.200 morti dal 1984
14. Filippine (Npa) 40.200 morti dal 1969

Africa

15. Algeria 150.300 morti dal 1992
16. Sudan (Darfur) 300.000 morti dal 2003
17. Ciad 2.000 morti dal 2005
19. Rep.Centrafricana 2.000 morti dal 2003
20. Nigeria 14.300 morti dal 1994
21. R.D.Congo (Kivu) 3.000 morti dal 2004
22. Uganda 100.000 morti dal 1987
23. Kenya 1.000 morti dal 2007
24. Somalia 6.000 morti dal 2006
25. Etiopia (Ogaden) 4.000 morti dal 1994

Europa
26. Russia (Cecenia) 240 mila morti dal 1994

America Latina
27. Colombia 300.000 morti dal 1964
Per altre informazioni visitare il sito:http://www.peacereporter.net/

lunedì 7 aprile 2008

Giornata internazionale sulla consapevolezza contro le mine anti uomo

In occasione della prima Giornata internazionale sulla consapevolezza dei pericoli e sulle attività d'assistenza contro le mine, l'Unicef ha dichiarato che sarebbe possibile liberare il mondo da mine e altri residuati bellici esplosivi nel giro di pochi anni, piuttosto che nell'arco di decenni, salvando migliaia di bambini da gravissime ferite e dalla morte. In oltre 80 paesi, molti dei quali non più in guerra, residuati bellici esplosivi, tra cui mine e ordigni inesplosi, costituiscono una grave minaccia per i bambini e per le loro comunità. Ogni anno, almeno il 20 percento delle 15-20 mila persone circa che rimangono uccise o invalide è costituito da bambini. Tuttavia, l'Unicef sottolinea che progressi recenti fanno sperare che la minaccia degli ordigni esplosivi possa essere eliminata prima del previsto. Grazie al sostegno crescente di Governi e Organizzazioni non governative (Ong) nell'attività di sminamento, distruzione delle mine ed educazione delle comunità sui pericoli che ne derivano, il numero di nuove vittime è diminuito nel corso degli ultimi dieci anni. Per l'Unicef il sostegno dei donatori e dell'opinione pubblica è vitale per queste attività. Le mine sono studiate per rendere invalidi, paralizzare o uccidere le persone che si muovono a piedi o con mezzi di trasporto. Altri residuati bellici a potenziale esplosivo includono gli ordigni inesplosi - armi quali granate e bombe a grappolo non esplose all'impatto, ma che possono ancora detonare - e quelle abbandonate dai combattenti in zone abitate da civili. Queste armi sopravvivono alle guerre durante cui erano state disseminate, rappresentando gravi rischi per la popolazione civile, e in modo particolare per i bambini, che, ignari dei pericoli, spesso commettono l'errore fatale di giocare con oggetti non familiari. I bambini affrontano la minaccia quotidiana di esplosioni in ogni regione del mondo. Quasi la metà dei villaggi della Cambogia sono infestati da mine e circa un quarto di quelli del Laos da residuati bellici esplosivi. Altri paesi tra i più colpiti comprendono la Colombia, l'Afghanistan, la Bosnia e l'Erzegovina, la Federazione Russa (Cecenia), l'Iraq, il Nepal e lo Sri Lanka.
I bambini soffrono menomazioni fisiche invalidanti a causa dall'esplosione di mine, spesso perdendo le dita delle mani, dei piedi e gli arti; alcuni rimangono ciechi o sordi. Circa l'85 percento dei bambini vittime delle mine muore prima di poter ottenere cure mediche. Molti bambini rimasti invalidi perdono l'opportunità di frequentare la scuola e molti di loro non possono nemmeno permettersi le cure previste per la riabilitazione. Il persistere della minaccia delle mine riguarda intere società e contribuisce a perpetuare povertà e sottosviluppo.

sabato 5 aprile 2008

Lezioni di storia di Luca Luciani

E poi si lamentano se la Telecom va a rotoli... Ma questo qui sarebbe un top menager??? Al massimo è un cretino che ha uno stipendio di quasi un milione di euro l'anno...

martedì 1 aprile 2008

La storia del rock: parte 6

I Queen sono uno dei più importanti gruppi rock del Regno Unito, molto popolare soprattutto negli anni settanta ed ottanta. Nonostante la morte del frontman Freddie Mercury, avvenuta nel 1991, ancora oggi mantengono un grande seguito fra le nuove generazioni.
Il loro nome equivale all'appellativo inglese per Regina, un ironico riferimento alla Regina Madre. Si stima che il gruppo abbia venduto circa 300 milioni di dischi, di cui oltre 35.5 milioni nei soli Stati Uniti. Nella loro nazione d'origine, la Gran Bretagna, sono secondi solo ai Beatles in quanto a scambi di materiale collezionistico. Nel 2001 la band è stata inclusa nella Rock and Roll Hall of Fame di Cleveland, nell'Ohio, e nel 2004 nella UK Music Hall of Fame.
Il gruppo, formato da musicisti dotati di una spiccata fantasia compositiva, ha riscosso nel corso degli anni un grandissimo successo di pubblico ed ha avuto una forte influenza sulle generazioni che l'hanno seguito e sui musicisti che ad esso si sono ispirati. Ognuno dei componenti era in grado di occuparsi della parte compositiva dei brani (numerosi i pezzi scritti a più mani, come anche quelli composti dai soli membri in autonomia), ma era Freddie Mercury il personaggio più noto del gruppo, sia per via del ruolo di leader sia per le proprie straordinarie capacità vocali (con un'estensione pari a tre ottave, senza l'uso del falsetto). Tra i brani scritti da Freddie Mercury si ricordano We Are the Champions, Bohemian Rhapsody, Somebody to Love. Degli altri membri della band sono molto citati anche Radio Ga Ga di Roger Taylor, We Will Rock You e Who Wants to Live Forever di Brian May, ed Another One Bites the Dust e I Want to Break Free di John Deacon. In quasi tutti gli album pubblicati, tranne che nei primissimi, era presente almeno un brano scritto da ogni componente della band.
I Queen sono considerati dall'opinione pubblica uno dei maggiori gruppi nella storia del rock, fatto confermato anche dal grande seguito di cui ancora godono dopo la morte di Freddie Mercury, avvenuta nel 1991 a causa dell'AIDS. Tuttavia dovettero far fronte anche a forti critiche, sia da parte della stampa generalista sia di alcune voci vicine all'area cattolica (per i testi talvolta poco pudichi, ma anche per l'omosessualità di Mercury), e persino da parte di altri esponenti della scena pop/rock internazionale. Lo stesso Freddie (al secolo Farrokh Bulsara) era solito definire la propria musica semplicemente "pop all'acqua di rose", "roba da ascoltare e buttare via", rinforzando, ma ironicamente svuotando di significato molte di queste critiche. Nonostante tutto, la band ha avuto un ruolo di rilievo nella storia del rock mondiale e ha saputo far sopravvivere la propria musica nel tempo.

Al Gore, lancia un piano triennale contro i gas serra


L’ex vice presidente americano Al Gore, vincitore del premio Nobel per il suo impegno a favore della tutela dell’ambiente, lancerà un nuovo ambizioso piano triennale per la riduzione delle emissioni ad effetto serra, considerate la principale causa del surriscaldamento dell’atmosfera terrestre. La campagna si chiamerà «We» e sarà costituita da spot pubblicitari su Internet e da varie iniziative di informazione con gruppi ambientalisti. L’obiettivo è sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli dell’effetto serra e chiedere al governo e al Congresso di trovare soluzioni. Il piano sarà lanciato mercoledì dalla Alliance for Climate Protection, l’associazione fondata da Gore nel 2006 per promuovere la sua causa contro il surriscaldamento globale.

giovedì 20 marzo 2008

Italia oggi...


Greenpeace, un sito web per i "banditi del clima"

Greenpeace ha lanciato il sito web “I banditi del clima”, www.greenpeace.it/banditi, per difendere il diritto di protestare in nome dell’ambiente e della salute. Questo, in seguito al fatto che 12 attivisti dell’organizzazione, che avevano preso parte ad un’azione di protesta presso la centrale Enel di Brindisi, sono stati banditi dalla città dal questore, che li ha dichiarati “socialmente pericolosi” e ha quindi vietato loro di operare nel comune di Brindisi e frazioni per tre anni. Nessuno degli attivisti coinvolti, riferisce Greenpeace in una nota, è residente nella città pugliese, spiega l’organizzazione, ma il fatto di esserne banditi, specialmente per gli attivisti della regione, creerà una serie di problemi per lavoro, studio, vita personale, contatti con parenti ed amici e soprattutto per la mobilità. «Persone che credono nella difesa dell’ambiente sono state trattate come delinquenti abituali, mafiosi, soggetti pericolosi per la sicurezza pubblica - afferma Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace - temiamo che questa iniziativa del questore possa diventare un grave precedente che limita il diritto di manifestare in modo pacifico». È la prima volta che tale provvedimento viene notificato ad attivisti eco-pacifisti.